Il Comune di Milano ha pubblicato oggi il bando per accedere alla concessione di orti all’interno dell’iniziativa Coltiva Mi. Si tratta dell’assegnazione di parcelle in due aree in via Rubicone e una in via Cascina dei Prati. La novità è che gli orti vengono assegnati non più agli anziani, ma anche a giovani e a cittadini extracomunitari. Come? E’ necessario costituire una associazione, o promettere di farlo una volta avuto accesso e partecipare al bando.
Non si tratta dunque di una assegnazione in base alle esigenze o alle caratteristiche di chi ne fa richiesta, ma di un bando vero e proprio, dunque una gara. E il concetto di partecipazione, proprio invece dell’altro regolamento del Comune, quello sui giardini comunitari, sembra assai diverso.
Chi partecipa infatti si deve impegnare a progettare lo spazio secondo le richieste del Comune, che prevedono la creazione di aree comuni, arredi, servizi e depositi attrezzi, di pozzi dove non c’è allaccio all’acquedotto, di spazi e di contenitori per l’immondizia.
L’iniziativa potrebbe essere interesante e dimostrare che la municipalità si è accorta di un effettivo bisogno del cittadino, è anche comprensibile l’organizzazione scelta, da parte di una istituzione che ha necessariamente bisogno di forme burocratiche. Però potrebbe essere da segnalare che in questo caso il Comune, in cambio di nessun servizio, ma anzi, della richiesta di realizzazione di servizio da parte dei cittadini, richiede un canone di affitto della terra, anche se solo a partire dal nono anno.
ColtivaMi risulta così una via di mezzo: non più orto comunale classico, che prevede una selezione, una lista di attesa, ma fornisce una parcella dotata di acqua, deposito e spazi comuni, neppure uno spazio libero dove i cittadini possono scegliere in totale autonomia, ma uno spazio in “concorso” da allestire a proprie spese ma secondo le regole richieste.
E’ il concetto di bando che forse andrebbe rivisto. Meccanismo messo a punto nei decenni passati, sembra poco adatto al momento attuale, un momento in cui i cittadini stanno dimostrando da più parti di volersi prendere in prima persona la responsabilità di fare qualcosa, ma contribuendo in modo attivo, ovvero in modo autonomo, dando spazio alle proprie idee, alle proprie capacità, alle proprie soluzioni, dimostrando di saper far evolvere le cose oltre a modelli pre stabiliti.