Relatore Lorenzo Consalez Correlatore Alberto Graglia Laureanda Chiara Cerutti Matricola 737342 a.a. 2011/2012 Tesi di Laurea Triennale Politecnico di Milano Scuola di Architettura e Società Corso di studi in Architettura Ambientale Dalla mappa alla zappa Cambiando il punto di vista anche la progettazione cambia il suo significato. strumenti compensativi e dispensativi per l’architetto ortista. INDICE 1. Diario dell’esperienza da studente negli orti 1.1 Le prime sensazioni nell’orto 1.2 Una giornata agli orti da STUDENTI 2. Progettiamo nel nostro orto 2.1 Gli studenti: vogliamo un’aula all’aperto! 2.2 Il progetto dell’aula 2.3 Diverse esigenze comportano diverse risposte 2.4 Esempi di progettazione di orti nel territorio di Milano 3. È meglio chiederci cos’è un orto urbano 3.1 Brevissima introduzione 3.2 La diffusione del fenomeno 4. Milano, la città ricca di orti 4.1 La definizione degli orti e i vari esempi di Milano 4.2 Le associazioni e le loro esperienze 4.3 La mappatura 2 5. Il mio caso: via chiodi 5.1 Intervista a Cristofani 5.2 Gli ortisti di via Chiodi e i loro racconti 5.3 La proposta per un nuovo Masterplan 6. Gli ortisti architetti 6.1 Presentazione 6.2 Progetto dell’orto 7. Il diario dell’esperienza da ortista 7.1 Un pomeriggio da ORTICOLTORI 7.2 Conclusione 8. Le fonti 8.1 Bibliografia 8.2 Sitografia 3 0. introduzione 6 Nell’immaginario comune gli orti sono visti come delle aree mal organizzate, aree poco curate e degradate. In realtà ogni ortista si rivela come un piccolo Marcovaldo che con i suoi occhi attenti scruta la città alla ricerca della natura. Gli orti non sono solo degli spazi maldestramente coltivati, ma dei piccoli rifugi, dei luoghi amati dagli orticoltori. Li progettano, li studiano, li organizzano a loro modo, imparano nuove tecniche per la coltivazione e, infine, ne raccolgono i frutti. Spesso questo tema è affrontato con superficialità e distanza perché ancora poco noto: la vita frenetica della città sembra non lasciare spazio alle passioni e alle tradizioni legate alla coltivazione della terra, eppure, molte metropoli italiane ed europee negli ultimi anni stanno investendo molto nel fenomeno degli orti. Questa tesi vuole essere un diario che racconti la mia esperienza all’interno del mondo degli orti urbani, esperienza che mi ha portato ad apprendere che la “buona” Architettura sta ovunque, anche nelle piccole cose. Un concetto che si pò leggere sintetizzato nell’epigrafe di Walter Gropius: “dal cucchiaio alla città” Concetto che definisce il campo di applicazione dell’architetto, questa definizione è stata il faro di tutta l’Architettura moderna del XX secolo. Più precisamente, William Morris, scrive nel libro ”Prospects of Architecture in Civilization”: “Il mio concetto di architettura abbraccia l’intero ambiente della vita umana; non possiamo sottrarci all’architettura, finché facciamo parte della civiltà, poiché essa rappresenta l’insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto.” Il racconto di questa esperienza ha inizio con la partecipazione al Laboratorio Tematico opzionale (A.A. 2011/ 2012) nel quale è avvenuto un primo approccio con il mondo degli orti urbani. Durante il corso abbiamo sviluppato tre diversi progetti: inizialmente un “aula all’aperto”da considerarsi come alternativa alle aule del politecnico, uno spazio all’aperto dove poter svolgere regolarmente lezione; in seguito la progettazione di un nuovo Masterplan per l’area in oggetto ed infine la progettazione e la realizzazione di un vero e proprio orto munito di recinzioni, capanno per gli attrezzi e gazebo.In un momento successivo ho svolto 7 il tirocinio presso il Laboratorio di Progettazione Ecologica del territorio (LPE), durante questo lavoro mi sono interessata alla ricerca di materiale riguardate gli esempi di: associazioni, gruppi o singoli proprietari terrieri; i quali per svariati motivi hanno intrapreso attività orticole. In oltre, durante il tirocinio ho sviluppato una schedatura idonea alla creazione di una mappatura, la quale attraverso la rete di ortisti lentamente sarà compilata e conclusa. Non voglio aggiungere altri dettagli, mi piacerebbe che lentamente anche voi con me capiste come, cambiando semplicemente i propri punti di vista, anche il progetto subisce una radicale trasformazione. LA LINEA TEMPORALE 8Marzo11_ PRIMO VOLTA AGLI ORTI 2Maggio11_consegna finale Aula all’aperto e primo dissodamento terreno Orto 6Aprile11_ INIZIO TIROCINIO 8Aprile11_secondo incontro 28Marzo11_progetto Aula all aperto 18Maggio11_INTERVISTA CRISTOFANI 10April11_concept Masterplan 9Maggio11_la prima semina 10Maggio11_concept Masterplan 23Maggio11_diario “una giornata agli STUDENTI” 07Marzo11 Prima consegna del progetto aula all’aperto!! ... dalle varie interviste, facciomo nascere una seconda idea di progetto per il mastrplen... Primo giorno di lezioni del Laboratorio Tematico Opzionale in aula Z.2 e dopo aver zappato, seminato, annaffito; consegnamo anche un progetto per le recinzioni 30Maggio11_ consegna diario “un ORTICOLTORI” 13Giugno11_ORTO 5Novembre11_INCONTRO Parco trotter 11Dicembre11_INCONTRI in Cascina Albana 3Dicembre11_INCONTRO 23Dicembre11_INCONTRI associazione Nocetum 10Gennaio12_INCONTRI Papaveri Rossi 29Luglio11_ESAME in Trattoria 27Febbraio12_ LAUREA to be continued... ... la mappa ancora deve essere conclusa e c’è ancora da imparare dalla madre terra! L’dea era quella di fare l’esame nell’orto, ma poi si è messo a piovere e quindi... ... con Mariella Bussolati di Orto Diffuso, nel quale si sono definti i termini della mappatura 1. Diario dell’esperienza da studente negli orti 1.1 Le prime sensazioni Era il 7 marzo 2011, primo giorno di lezioni del secondo semestre, e come previsto in aula Z.2 inizia la presentazione del Laboratorio Tematico opzionale. Nessuno sapeva bene cosa ci aspettava, il progetto era ancora un dilemma, ma tutti in fondo speravano che il loro progetto sarebbe stato perfetto: in un’area semplice da raggiungere, magari anche vicino a casa, con qualche bella vista paesaggistica e perché no, un tema di progetto ben definito. Finalmente, dopo le prime presentazioni, ecco il tema di progetto: “COSTRUIRE AL NATURALE”. Tema che lascia un po’ tutti di stucco perché si trattava di dover costruire un orto, doverlo progettare, zappare, coltivare, curarlo tutti i giorni … eccetera; molti ne erano incuriositi, altri invece impauriti. Il professore continuava a spiegare quali fossero i nostri compiti, ma sembrava che nessuno lo stesse seriamente ascoltando, eravamo tutti un po’ perplessi, spaesati. Io, Anna e Marta ci guardammo e in un attimo fu deciso che quello era in gruppo di progettazione. Non ci saremmo arrese. La presentazione non era ancora del tutto conclusa ma era già ora di metterci al lavoro. Era già tardi, il lavoro era molto e il tempo era poco. Mi sentivo un po’ impreparata, come si progetta un orto? Con che materiali si costruisce? Ma dobbiamo davvero realizzarlo? E come? È già tanto se do retta a mia madre quando parla del suo orto; era davvero troppo strano sentirne parlare per un progetto. La presentazione si concluse, eravamo liberi, ma per la prossima settimana avremmo dovuto portare una ricerca, quindi insieme alle altre decidemmo di andare a fare subito un sopraluogo, non sapevamo nulla di quel mondo, forse una sbirciata ci avrebbe fatto bene. Ed eccoci qui, oggi, 8 marzo 2011, davanti al cancello degli orti di via Chiodi. È strano, sapete? Me li immaginavo diversi … non credevo ci fosse tutto quest’ordine negli orti. Ho sempre visto gli orti dei miei nonni nel cortile di casa, sono orti tirati su con quello che si trova, ritagliati da aree a giardino, spesso non sono neanche recintati. Qui invece è tutto più pensato, organizzato. Dall’alto si nota bene la lottizzazione regolare e quella strana suddivisione in “quartieri”. Scendiamo la rampa, Anna e Marta si dirigono decise verso il nostro lotto di terra, io, invece da brava curiosa, mi fermo un attimo a osservare: È tutto più tranquillo qui, è come entrare in un mondo, o forse sarebbe meglio dire è come finire in una pozzanghera di fango!!!! Non ci credo! La mia solita fortuna! Guarda un po’ dove ho messo i piedi!! Sono in un’immensa pozzanghera di fango! Ho le scarpe incollate al terreno e pesano circa 2 kg l’una!! Che schifo!! È il caso che mi sposti da qui, non vorrei essere risucchiata da queste sabbie mobili!! Tornando a noi e alla mia osservazione mi accorgo che il rumore delle auto è lontano, e lo stress della città è rimasto fuori da quel cancello eppure siamo meno di 50 metri dalla strada. È come se ci fosse più luce e l’aria sia più pulita; non credo che sia davvero così pulita, ma il profumo dei fiori e dell’erba bagnata me lo fa credere. Il parcheggio è vuoto e non ci sono molte anime nei dintorni … Ecco, appunto!!! Dove sono finite Anna e Marta? Mi conviene raggiungerle prima che si mettano a lavorare senza di me!!. Eccole! Stavano già entrando nel nostro orto! Su, forza, al lavoro!!!. Lo spazio è delimitato su 3 lati da una siepe spinosa e il quarto lato è composta da una rete metallica sostenuta da paletti in legno. Ad occhio e croce è un rettangolo di 7m x 10m. Sicuramente il terreno è incolto da alcuni mesi, pieno di buche e di erbacce. Titubanti entriamo nell’orto e iniziamo a fotografare qualsiasi cosa, ma non basta a noi serve il rilievo dettagliato, e allora ecco che dal mio zaino spunta fuori una bindella!! Come sono efficiente! Ho pensato a tutto! Mentre Anna e Marta misurano: le distanze da un palo all’altro, le dimensioni del palo, le dimensioni della siepe, l’ingombro del cassone, la sua posizione e tutto il resto; io fotografo ogni dettaglio. Osservo attentamente tutto ciò che mi circonda e noto cose che prima non avevo notato, come il fatto che siamo in una specie di vallata. La città è leggermente più in alto di noi e da qui, i palazzoni rosa, sembrano ancora più grandi. Hei!! ma aspetta!! Queste erbacce non sono solo erbacce!!! Ci sono anche delle tenere piantine di fragole e di pomodori... guarda come la natura è riuscita a sopravvivere anche all’abbandono! Quando vedo queste cose, rimango sempre sbalordita. La natura riesce sempre a sopravvivere. “Ora però abbiamo bisogno d’informazioni per capire cosa scrivere nella ricerca!” dice Marta. Decidiamo dunque di fare un giro di ricognizione nel quale incontriamo di tutto: alcuni orti non sono neanche coltivati altri invece sembrano abbandonati, con le erbacce alte e le piante secche, morte, altri, invece sono coltivati e ben tenuti, con gazebo elaborati e spesso si incontravano dei veri e propri giardini. La sensazione è strana, contrastante, da un lato gli orti abbandonati quindi la solitudine, l’assenza di persone, dall’alta c’è il profumo delle piante e il rumore di qualcuno che zappa poco più in là. Scattiamo mille e più foto, per essere sicure di non dimenticarci di nessun dettaglio. Uscendo mi rendo conto che quello che ho visto oggi non è stato il solito sopraluogo in un’ara deserta, ma c’era qualcosa di diverso. 1.2 Una giornata agli orti da STUDENTI È il 23 maggio 2011, e come ogni lunedì il nostro inizio settimana prende vita agli orti di via Chiodi. Arriviamo in ritardo rispetto al solito perché il traffico milanese è congestionato. I parcheggi sono tutti esauriti, troviamo un piccolo posto sotto l’ombra di un grande albero. Scarichiamo gli zaini, incontriamo i compagni e andiamo insieme verso l’aula all’aperto: i lavori sono ancora in corso, i teli sono incompleti, le sedute inesistenti e il montaggio della struttura non basta a fare ombra per tutti. Il sole si fa sempre più caldo e l’aria sempre più debole. Sembra sia ferma, ma l’oscillare delle bandiere italiane piantate qua e là e della girandola dell’orto di fronte a noi ridanno speranza. Intorno alle 11 ci dirigiamo verso il nostro vero orto per costatarne di persona lo stato e raggiungere i professori. Non sappiamo cosa aspettarci: i nostri nuovi ortaggi, piantati con tanto amore e soprattutto tanta fatica la settimana scorsa, saranno ancora vivi (e non dico cresciuti, perché sarebbe chiedere troppo!), o anche questa settimana gli animali selvatici della Milano bene avranno avuto la meglio??? Seduti sotto il cono d’ombra procurato dalla siepe alle nostre spalle, ascoltiamo le richieste del prof riguardo gli elaborati da consegnare. Lo sguardo mi cade inevitabilmente sul paesaggio intorno: tutto sembra avere ordine, rigore, pulizia, tutto sembra crescere e fiorire...tutto tranne il nostro orto. Se il destino dell’umanità e il rischio estinzione dipendessero dal nostro raccolto, cari miei, converrebbe affidarsi alle preghiere!!! Sono già le 11 e mezza. Oggi l’abbigliamento è consono alle temperature: canottiere lasciano intravedere scollature, occhiali proteggono dalle radiazioni solari, bermuda e infradito fanno respirare il corpo, cappelli riparano la testa. Conclusi gli elenchi dei compiti ecco che un’audace collega chiede al alta voce quello che noi tutti ci chiediamo da un po’, la cosa che a noi studenti interessa maggiormente, ovvero: “Ma all’esame cosa si consegnerà e quali saranno i parametri di valutazione?” L’attenzione improvvisamente cresce, le teste si alzano, gli occhi si spalancano. Interviene l’assistente Camilla spiegando che dovremo consegnare un book degli elaborati prodotti durante il corso e chiarendo che la valutazione terrà conto dell’impegno, delle presenze e della fatica dimostrati...E’ fatta!Con tutto lo zappare, i km percorsi per innaffiare le piante, le unghie intrise di terra, non possiamo non essere ripagati! In attesa dell’arrivo dell’esperto agronomo trattenuto a causa di un incidente lungo il percorso, Camilla procede con l’appello: i ritardatari consegnano i soldi per la cassa comune, i presenti si fanno sentire a gran voce..Non si scappa! Ore 12:20, Ferrante è arrivato e insieme torniamo nell’aula all’aperto, nella quale nel frattempo sono state stati montati ben 4 teli...è un successo, finalmente un po’ di ombra!Ma il caldo non sembra allentare la presa! Inizia la lezione. Oggetto: la fotosintesi clorofilliana. Alcuni ascoltano,altri sventolano le slide stampate per farsi aria, altri si muovono alla ricerca di una postazione comoda (che impresa), altri si divertono a disegnare forme sul pavimento, altri ancora prendono appunti. Le ragazze si legano i capelli, i ragazzi si asciugano la fronte. Un foglio di giornale prende il volo, si accartoccia, sbatte a terra e disturba l’attenzione...c’è aria! Di sottofondo il canto degli uccelli, il debole rumore delle auto, il ronzio delle mosche, il silenzioso camminar delle formiche, la brezza tra le foglie, il tic tac delle biro in azione, lo stropicciarsi delle pagine di giornale, lo starnuto per le allergie...la pace della natura. E’ ora di pranzo, tutto tace,eccetto Ferrante. Si avverte tranquillità, sembra quasi che la fonte di disturbo, l’intruso, in questo quadretto idilliaco siamo noi. Qualcuno fuma (lo trovo irrispettoso), qualcuno scatta fotografie. Si parla di Energia luminosa e della sua trasformazione in Energia chimica tramite le foglie. Chissà se anche noi uomini siamo in grado di produrre trasformazioni..Energia chimica forse no, ma sudore sicuramente sì! Il professor Ferrante pronuncia ripetutamente la parola ACQUA e in me nasce istintivamente il bisogno di deglutire. Perdo l’attenzione. Sono troppo concentrata a cogliere i particolari più insoliti e divertenti di questa giornata agli orti che sta per concludersi. Quale modo migliore che catturare i pensieri e trascriverli nell’esatto momento in cui si stanno verificando??? Scusa professor Ferrante! Intanto arrivano i ritardatari, i prof e gli assistenti..ora siamo davvero tutti! E’ da poco passata l’una,la lezione termina. Per il pomeriggio non è previsto nulla, siamo liberi. In previsione dei compiti assegnati per la settimana a venire, il mio gruppo di lavoro decide di rimanere sul campo per effettuare il rilievo preciso dell’orto e per scattare qualche foto. Apriamo gli zaini: mancano bindella e macchina fotografica.. Ops!Niente paura, di comune accordo ci rechiamo al supermercato del quartiere per comprare il pranzo e l’occorrente. Tornate agli orti, mi accorgo che la macchina è al sole e decido di spostarla. Mentre il lucchetto si apre già percepisco la sauna che mi aspetta. Entro in macchina e le aspettative non mi deludono: fa davvero caldo. Non vedo l’ora di uscire per respirare. Riapro la portiera. Quell’aria che solo pochi secondi prima mi sembrava ferma, ora è veramente fresca. Raggiungo le mie compagne che intanto hanno trovato riparo sotto l’ombra di un ciliegio. È il momento della pausa pranzo: chiacchere, risate, racconti di amiche. Tolgo le scarpe, cambio la maglietta con una canotta che mi sono portata, lego i capelli con l’elastico recuperato in macchina..mi sento come a casa!. Munite di metro da sarta, cellulari e tanta buona volontà iniziamo il lavoro. In due giriamo in lungo e largo tutto il lotto, la terza prende nota: è un lavoro di squadra. Ci abbassiamo a terra per appoggiare il metro su una superficie stabile, ci alterniamo tenendo fisso un perno del metro per definire le superfici più lunghe, annotiamo le piantine seminate, facciamo i conti e li comunichiamo alla compagna in attesa. Noi sotto il sole cocente, lei all’ombra. Sentiamo i rimbalzi di un pallone, provengono dal campetto da basket del parco Teramo alle nostre spalle. Mi giro e attraverso la rete intravedo un ragazzo che gioca, un signore col passeggino che prende il sole sdraiato su un cornicione in calcestruzzo, un altro che passeggia in compagnia del cane. Volgo lo sguardo verso gli orti, sono giunti anche altri ortolani. Non siamo sole, ma siamo le uniche a maneggiare “strani strumenti”. Ci sediamo. Con calma tiriamo somme e conclusioni. Facciamo un giro di perlustrazione per vedere se nel frattempo sono arrivati gli ortolani che dovremmo intervistare. Niente da fare, c’è andata male,sarà per la prossima volta. L’orologio segna le 3:50, non c’è tempo, bisogna scappare, il treno non aspetta. 2. 2.1 Vogliamo un’aula all’aperto! Il tema del Laboratorio opzionale a cui abbiamo preso parte era “COSTRUIRE NATURALE”, ciò significa che il progetto si rivolge a spazi naturali e presuppone la progettazione di architetture “low cost”, cioè la realizzazione di strutture leggere, temporanee e a basso costo, esse però devono essere anche in grado di avviare processi di tutela di piccole aree urbane marginali. I nostri progetti e le nostre creazioni, dunque, hanno preso vita in un luogo all’aperto, a costante contatto con il verde: gli orti di Via Cesare Chiodi, situa ti a sud-ovest di Milano. Ritrovandoci dunque all’interno degli orti di via chiodi nella periferia di Milano, e con la richiesta di progettare uno spazio adatto alle nostre esigenze; i gruppi di progettazione si sono ritrovati a porsi la domanda fatidica: Come realizzare in scala 1:1 un’architettura e soprattutto come progettiamo? Una costruzione a dimensioni e a costi minimi che sia però in grado di soddisfare le esigenze di una classe universitaria. Cosa non semplice, direi!! Innanzitutto, quali sono le esigenze di una classe? E come la vogliamo quest’aula? Ipotizzando di essere all’interno di un’aula del politecnico, abbiamo descritto le nostre necessità: - Abbiamo bisogno di tavoli e sgabelli - Abbiamo bisogno di una cattedra - Abbiamo bisogno di una lavagna - Abbiamo bisogno di energia elettrica - Abbiamo bisogno di spazi ristoro - Abbiamo bisogno dei bagni - Abbiamo bisogno di un luogo - Abbiamo bisogno di uno spazio riparato dalle intemperie - … ecc Abbiamo davvero bisogno di tutte queste cose? Alcune di esse potrebbero essere definite superflue? Dopo alcune ricerche approfondite nel mondo dell’edilizia scolastica, siamo arrivate alla conclusione che l’unica vera cosa che ci sarebbe servita era avere un Luogo riparato dai cocenti raggi del sole. Questa idea è nata guardando alcuni esempi di aule dei paesi meno sviluppati, ad esempio in africa l’aula scolastica la si trova, facilmente, sotto l’ombra di un albero. Quindi, proponendo il concetto di una aula lontana dalle nostre abitudini ci siamo posti la Seconda domanda: Dove ci troviamo? Quali sono i vincoli legati al territorio che ci circonda? Ricapitolando: Ci troviamo in un lotto di 7m x 10m in affitto, dove il terreno è incolto da alcuni mesi e i confini non sono regolari, l’area di progetto è delimitata su 3 lati da una siepe spinosa e il quarto lato è composto da una rete metallica sostenuta da paletti in legno. L’area si trova in mezzo ad altri orti e quindi sommerso dalla natura, la quale a sua volta si trova sulla periferia di Milano in un quartiere ben servito. Dunque: quali sono i vincoli? - Spazio limitato - Limitare ombreggiamenti ai vicini - Il terreno deve essere restituito come tale a fine contratto - Una copertura totale è molto complessa perche andrebbero previsti dei pilasti in - mezzo all’aula - Basso costo dei materiali e della mano d’opera E invece i pregi sono: - Il quartiere che lo circonda è ben servito - Immerso nella natura - Il lotto è di forma regolare Dopo questo ulteriore passaggio, abbiamo iniziato a rielaborare i dati raccolti, i quali ci hanno portato a sviluppare il progetto presentato. La prima esigenza che dovevamo soddisfare era quella di realizzare un luogo protetto ed ombreggiato. Partendo cosi dall’esempio dell’aula africana, abbiamo pensato di realizzare una grande copertura, che facesse abbastanza ombra per tutti, ma creando questa grande struttura si sarebbe ottenuta un’eccessiva affluenza degli alunni nelle aree di ombreggiamento, creando cosi disomogeneità e allo stesso tempo avrebbe creato un notevole ombreggiamento anche negli orti dei vicini. Dato che questa prima ipotesi non poteva funzionare, si è pensato di spezzettare la struttura centrale in tante altre piccole strutture ottenendo cosi tante zone ombreggiate quanti sono i gruppi di progettazione. Dopo aver steso una prima bozza di progetto, abbiamo proseguito dando forma a quelle piccole strutture, esse dovevano ricordare la forma di un albero, guardandoci un po’ in torno ci siamo rese conto che qualcosa di simile esisteva già, come ad esempio gli ombrelloni da spiaggia. Come realizziamo questi piccoli ombrelloni? Ricordo che la struttura dei singoli ombrelloni deve essere flessibile e smontabile, i materiali devono essere facilmente reperibili e il tempo di realizzazione molto breve. Partendo così dal modello di un ombrellone e girando per i negozi del fai da te, con solo dei tubi in pvc e un telo, siamo riuscite a realizzare una struttura semplice. Essa è composta da un primo tubo, che fa da tronco, la chioma invece è suddivisa in 2 parti, i rami realizzati con altri 2 tubi (di dimensioni piccole rispetto al primo) e incastrati al tronco in posizione perpendicolare, l’uno rispetto all’altro; successivamente, ai 2 tubi viene agganciato un telo che funziona come il fogliame di un albero. Per fissare gli ombrelloni a terra abbiamo pensato di inserire nel terreno dei tubi in pvc con sezione leggermente più grande di quella utilizzata per il tronco, in modo da poterli incastrare uno dentro l’altro; ciò ci permette di avere una base solida e non ingombrante, ed inoltre fa si che l’aula possa essere interamente smontata e rimontata senza lasciare troppe tracce del nostro passaggio. Per quanto riguarda la pavimentazione, abbiamo proposto l’utilizzo di un manto erboso, la scelta nasce dalla voglia di mantenere e accentuare il contatto con la natura. In oltre il progetto propone di togliere le scarpe all’ingresso nell’aula, ciò crea un rapporto più stretto e intimo con il terreno. Un ultimo problema erano le revisioni. Avevamo bisogno di un modo per esporre le nostre tavole. Solitamente quando siamo al politecnico le tavole le appendiamo alle pareti, ma qui non abbiamo pareti! Quindi, la domanda è sorta spontanea: dove possiamo appendere o meglio stendere i nostri lenzuoli? Lavorando con un po’ di fantasia abbiamo pensato semplicemente a stenderli come il bucato. Con un po’ di spago e 2 mollette il problema è risolto. Al momento delle revisioni basta legare bene lo spago da un tronco all’altro, e su di esso, con 2 mollette da bucato, si possono fissare gli elaborati. 2.2 Il progetto dell’aula Concept Piante - Sezioni Analisi delle ombre - Render 21 giugno ore 9:00 ore 12:00 ore 15:00 Montaggio Ombralloni Materiali Impiegati 2.3 Diverse esigenze comportano diverse risposte. Durante le ricerche svolte per la progettazione dell’aula all’aperto, mi sono ritrovata davanti a progetti di molteplici forme o esigenze. Mi sono resa subito conto che il tema degli orti urbani, è un argomento davvero vasto. Parlando di orti possiamo ritrovarci a parlare di: uso dei suoli, alimentazione, agricoltura urbana, biologia, botanica, progettazione architettonica, sociologia, fisioterapia, psicoterapia, economia e molto altro; questo avviene perché l’orto è un fenomeno che si sviluppa in ogni angolo della terra, fa parte delle esigenze primarie dell’uomo e nasce ancora prima della casa. Sviluppandosi in molte aree del mondo e confrontandosi con diverse esigenze e diverse culture, l’orto urbano, ha fatto si che la sua progettazione non si limitasse più alla realizzazione del più conosciuto orto domestico, ma che si sviluppassero intorno ad esso progetti di diversa natura. Questo avviene perché cambiando le esigenze progettuali anche il progetto assume connotati molto differenti tra loro, anche se il tema proposto è sempre lo stesso. Quelli elencati di seguito sono solo alcuni degli esempi che avrei potuto analizzare. L’orto che diventa evento: l’Expo 2015 e il progetto per l’Orto planetario Milano ha presentato il progetto per l’orto planetario dell’Expo 2015, lo si può descrivere parlando di un orto dimostrativo, cioè un orto che racconti e mostri hai suoi visitatori le nuove tecniche di coltivazione. All’Expo si potranno trovare tutti i cibi del mondo, e si potrà passeggiare in un luogo che riprodurrà tutti i climi del pianeta e tutti i paesaggi naturali del globo, assistendo ai modi più disparati di “fare agricoltura” e produrre cibo. Nell'Orto non sarà soltanto possibile assistere alla trasformazione del cibo, ma anche degustarli, nella piazza centrale dello spazio. Gli architetti ne sono convinti: il progetto incrementerà il turismo a Milano, vivacizzerà la situazione economica e sarà anche il punto di riferimento principale della ricerca scientifica, che si avvarrà di quanto prodotto e studiato all'interno dello spazio per studiare le trasformazioni delle tecniche agricole mondiali. Cos’è expo? L’Expo è un’Esposizione Universale di natura non commerciale, organizzata dalla nazione che ha vinto una gara di candidatura e prevede la partecipazione di altre nazioni invitate tramite canali diplomatici dal Paese ospitante. Ogni Expo è dedicata a un tema di interesse universale. Il tema: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita In questa edizione si parlerà delle tecnologie, dell'innovazione, della cultura, delle tradizioni e della creatività legati al settore dell'alimentazione e del cibo. Riprendendo temi già sviluppate in precedenti edizioni della manifestazione le si vuole riproporre alla luce dei nuovi scenari globali e dei nuovi problemi, focalizzandosi sull'asse principale del diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra. Ecco alcuni dei temi di lavoro e di dibattito: - Rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione. - Assicurare un’alimentazione sana e di qualità a tutti gli esseri umani. - Prevenire le nuovi grandi malattie sociali della nostra epoca. - Innovare con la ricerca, la tecnologia e l’impresa l’intera filiera alimentare. - Educare ad una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita. - Valorizzare la conoscenza delle “tradizioni alimentari”. Contesto Il 26 aprile 2010 è stato presentato ufficialmente presso il teatro Strehler il Masterplan 2010 del sito espositivo di Expo 2015. Il progetto è stato sviluppato da un team di progettisti, organizzati nel cosiddetto Ufficio di Piano, coordinati da Stefano Boeri, Ricky Burdett e Jacques Herzog. L'area scelta per l'evento è situata nel settore nord-ovest di Milano, nei comuni di Rho e Pero, occupa una superficie di 110 ettari e risulta adiacente al nuovo polo espositivo di Fiera Milano, ideato su progetto dell'architetto Massimiliano Fuksas, che può essere considerato come il progetto scatenante della rivoluzione e riqualificazione urbanistica dell'intera area. L'area era occupata un tempo da impianti di produzione industriale ed è stato poi adibita sia a destinazione agricola sia per impianti di natura logistica e per servizi comunali. Le due aree verranno unite da un collegamento pedonale, adiacente alla stazione TAV di Rho-Pero. L'area espositiva è organizzata come un'isola circondata da un canale d'acqua, in parte reso navigabile, ed è strutturata secondo i due assi perpendicolari della World Avenue (decumano) e del cardo, ripresi dall'architettura delle città romane. Secondo un principio di uguaglianza, tutti i padiglioni nazionali saranno affacciati sul grande viale principale, lungo 1.5 km e largo 35 metri. Lungo il cardo, 325 metri di lunghezza per 30 metri di larghezza verranno invece organizzati i padiglioni delle Regioni e Province italiane. Alla confluenza dei due assi verrà creata una grande piazza di 4.350 m². A nord del cardo sorgerà il Palazzo Italia, ovvero il padiglione del Paese organizzatore, affacciato sulla Lake Arena, un lago-arena di 98 metri di diametro. A lato sud invece un Open Air Theatre da circa 10.000 m² per un totale di circa 9.600 posti. Agli estremi del decumano invece verranno costruiti una grande collina artificiale da un lato e l'Expo Center dall'altro, formato da un'Area Spettacoli e da un Auditorium, per un totale di circa 6.300 m². Il sito sarà inoltre caratterizzato dalla riproduzione di agro-ecosistemi grazie a grandi serre da 27.900 m² e da una collina artificiale da circa 82.800 metri cubi di volume. I lotti espositivi saranno così suddivisi: - 69 lotti nazionali - 11 lotti cluster - 6 lotti per regioni internazionali Il sito sarà collegato alla città da due ideali percorsi di 20 km: - La via d'acqua - Prevede la riqualificazione di tratti di naviglio. - La via di terra - Collegherà tutti i luoghi d'interesse di Milano. Promozione e di comunicazione L’Expo 2015 offrirà una grande opportunità di comunicazione e di promozione alle comunità produttive di base, agli agricoltori, alle imprese alimentari, alla catena della logistica e della distribuzione, al comparto della ristorazione, ai centri di ricerca e alle aziende che intendono: • valorizzare le innovazioni e le tecnologie produttive che generano un prodotto alimentare sano; • operare nella preparazione e conservazione dei cibi, accrescendo le competenze professionali dei loro dirigenti e dei loro dipendenti e migliorando la comunicazione con il consumatore; • garantire la qualità del cibo con appropriati sistemi di tutela e monitoraggio delle contraffazioni e delle adulterazioni. Le fotografie presenti nel paragrfo sono state scaricate da l sito principale del expò 2015: www.expo2015.org L’agricoltura urbana per necessitò: un progetto di Slowfood “mille orti in africa” Le comunità di Terra Madre hanno un progetto ambizioso: creare mille orti nelle scuole, nei villaggi e nelle periferie delle città di 25 Paesi africani. In Africa, i coordinatori locali del progetto hanno già coinvolto 562 comunità (clicca sulla mappa e scopri quali sono). Nel resto del mondo, la rete internazionale di Slow Food si sta mobilitando per raccogliere i fondi necessari alla realizzazione degli orti. A oggi, ne sono stati adottati 531 Il Progetto Mille orti buoni, puliti e giusti I mille orti saranno modelli concreti di agricoltura sostenibile, attenti alle diverse realtà (ambientali, socio-economiche e culturali) e facilmente replicabili. Il progetto prevede la realizzazione di orti scolastici, comunitari, familiari. Un orto buono garantisce prodotti freschi e genuini, valorizza i prodotti locali, salvaguarda le ricette tradizionali, produce trasformati di qualità. Un orto pulito rispetta l’ambiente, gestisce in modo sostenibile suolo e acqua, tutela la biodiversità Un orto giusto è un’esperienza comunitaria, che riunisce generazioni diverse e contesti sociali diversi; promuove le conoscenze e le competenze degli agricoltori, in modo da migliorare la loro autonomia e la loro autostima; favorisce la sovranità alimentare, dando alle comunità la possibilità di scegliere cosa coltivare e mangiare. L’approccio del progetto “Mille orti in Africa” è legato ai principi dell’agroecologia. Si basa infatti sulla conoscenza dell’agricoltura locale, sull’applicazione di tecniche (tradizionali e moderne) adatte alle diverse condizioni agro-pedo-climatiche, sulla corretta gestione delle risorse naturali (biodiversità, suolo, acqua), sull’equità sociale. A differenza dell’approccio agronomico convenzionale, l’agroecologia mette in evidenza l’importanza della biodiversità, di una corretta gestione di suolo e acqua, dell’interazione tra produzioni vegetali, animali, suolo. L’iniziativa è rivolta alle comunità di Terra Madre, alle condotte, ai soci Slow Food, e a tutti gli altri soggetti (associazioni, scuole, organizzazioni...) interessati al progetto. Coinvolge tutti gli strati sociali, in particolare piccoli agricoltori, studenti e insegnanti delle scuole e soprattutto le donne, poiché spesso sono queste ultime ad avere la responsabilità principale nell’alimentazione delle famiglie. Il progetto si sviluppa nei Paesi in cui la rete di Slow Food è già solida: Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Madagascar, Mali, Marocco, Mauritania, Mozambico, Senegal, Sierra Leone, Sudafrica, Tanzania, Uganda. Verranno via via coinvolti anche altri Paesi. Oggi in molti Paesi africani esistono numerose organizzazioni (associazioni, cooperative di agricoltori, ong, ecc.) che realizzano orti e diffondono forme di agricoltura sostenibile. Il progetto “Mille orti in Africa” parte da queste valide esperienze, ne avvia di nuove, mette in rete i soggetti coinvolti e approfondisce aspetti quali la produzione delle sementi o il ricorso a tecniche agronomiche sostenibili. Testimonianze dall’Africa “Contrariamente alle paure espresse da alcuni genitori, la partecipazione agli orti scolastici non compromette la resa scolastica degli alunni. Al contrario, la nostra esperienza dal 2005 ci ha mostrato che fra i dieci migliori studenti all’esame per il Kenya Certificate of Primary Education (KCPE), ce ne sono sempre da quattro a sei che hanno partecipato al progetto per gli orti scolastici.” George Ng’ang’a, insegnante della scuola di Michinda (Kenya) “Gli studenti hanno lanciato una sfida alla comunità, ricordandoci l’importanza di un ambiente pulito e le nostre responsabilità riguardo alla salute del pianeta.” Mzee Maina,genitore di un allievo della scuola di Subuku (Kenya) “Oggi ho assaggiato per la prima volta l’uva spina e ho deciso che a casa mia coltiverò un orto ancora più grande di quello che c’è a scuola!” Nalweyiso Jovia, studente della scuola elementare St. Andrew (Uganda) “Ringrazio il progetto di Slow Food perché pensa al futuro: noi stiamo invecchiando e i giovani non vogliono più coltivare la terra. Chi nutrirà loro e i loro figli? Grazie per insegnare a questi ragazzi come coltivare il proprio cibo. Almeno adesso so che avranno da mangiare” Eliazari Magala, nonno (Uganda) “Da quando è stato avviato il progetto c’è stato un aumento della frequenza scolastica, soprattutto per ciò che riguarda le lezioni di agricoltura, e l’interesse degli studenti è aumentato sensibilmente.” John Kyobe, insegnante di agricoltura alla scuola superiore St. Balikuddembe di Mukuno (Uganda) Sviluppo, gestione e sostenibilità economica Realizzare mille orti in Africa è una sfida ambiziosa. Anche per questo, è fondamentale il contributo che tanti sostenitori scelgono di destinare al progetto. L’aiuto arriva da associazioni, condotte Slow Food, aziende ed enti vari, da osterie e ristoranti ma anche da tanti amici di Terra Madre che credono nell’iniziativa. Secondo l’entità della donazione, i sostenitori dei Mille orti in Africa sono divisi in diverse categorie: Sostenitori Eccellenti, Sostenitori Benemeriti e Sostenitori. Le fotografie presenti nel paragrfo sono state scaricate da l sito di Slow food : http://www.slowfood.it/ Rigenerazione urbana: gli orti urbani in via Artom, Torino Il progetto Regolamentazione e ristrutturazione degli orti urbani lungo il torrente Sangone, nell’ambito del progetto “Torino città d’acque”. Contesto Siamo nel quartiere di Mirafiori sud, area cittadina che si è sviluppata rapidamente a partire dal dopoguerra. Negli anni, senza dar troppa attenzione al contesto, si sono affiancati interventi di urbanizzazione di varia natura. Sul sito sono presenti molti di quegli elementi che caratterizzano oggi quella condizione transitoria della città detta “periferia”. Il sito è un luogo di confrontazione diretta tra tangenziale, agricoltura, un castello con origini medievali, orti spontanei, fabbriche, centrale elettrica, campo nomadi, edilizia residenziale e un torrente con problemi di inquinamento. La densità abitativa è bassa, si tratta di un quartiere molto verde con tanto spazio a disposizione. Il potenziale è molto alto. In ottica di una gestione del territorio più responsabile e nello specifico in un’ottica di produzione di prossimità questi ampi spazi coltivabili, essendo in città, si trovano in un punto strategico per diventare una grande risorsa cittadina. lo spazio Il progetto interessa una porzione delle sponde del torrente Sangone oggetto di un processo complessivo di riqualificazione e di ridisegno, nell’ambito del progetto “Torino città d’acque”. Su di un’area precedentemente occupata da circa 230 orti abusivi e fortemente degradata a causa della presenza di rifiuti nocivi, sono stati realizzati 100 orti urbani regolamentati, ciascuno dotato di capanno per gli attrezzi e con una superficie media di circa 100 mq. Contenuti sociali e creativi La scelta di regolamentare la strutturazione fisica e l’uso degli orti urbani risponde a due ordini di esigenze da parte della pubblica amministrazione: sul piano paesaggistico ricondurre le sponde del Sangone all’interno di un disegno unitario di una più vasta area a parco, e garantirne un maggior grado di fruibilità; sul piano politico e sociale risolvere una situazione di illegalità e favorire un uso più aperto dell’area, garantendo a un numero maggiore di persone la possibilità di fruire degli orti. Non si è trattato di legalizzare e ristrutturare gli orti abusivi ma di sostituirli con orti regolari progettati secondo un disegno unitario. il progetto miraorti vuole favorire nuovi usi e buone pratiche per reinvestire sullo spazio pubblico nel rispetto dell’ambiente, incrementando la vocazione produttiva dell’area e favorendo le relazioni sociali tra i cittadini. L’orto collettivo sarà un luogo di incontro per gli ortolani e di sperimentazione per i bambini, aperto a tutti i cittadini interessati alla produzione orticola in città che non hanno ancora orto e che magari vogliono cominciare partendo da una piccola aiuola. Un luogo dove raccogliere informazioni e scambiare esperienze sulla coltivazione urbana. Sviluppo, gestione e sostenibilità economica Il progetto di riqualificazione delle sponde del Sangone, all’interno del quale è stata effettuata la sostituzione degli orti abusivi con altri regolarizzati, ha iniziato il proprio iter nel 2003. I lavori sono iniziati nel 2005 con la bonifica dell’area dall’amianto presente in gran parte degli orti abusivi sotto forma di lastre di fibro-cemento utilizzate per la costruzione di capanni e tettoie, sono proseguiti prima con la demolizione delle recinzioni, dei forni, delle cisterne, dei contenimenti di terra e delle piccole costruzioni sorte negli anni e successivamente sono continuati con la movimentazione e la lavorazione del terreno al fine di mettere in sicurezza le sponde del fiume. Il parco e gli orti sono stati completati nella primavera del 2007, e nello stesso anno è stata effettuata la procedura di assegnazione. Questa è avvenuta attraverso bandi pubblici, e dura cinque anni non rinnovabili (a meno che non vi siano altre richieste). L’emissione del bando e la selezione degli assegnatari (attraverso criteri che tengono conto del reddito, dell’età, del numero dei componenti del nucleo familiare e del luogo di residenza del richiedente) è curata dalla Circoscrizione. Il costo complessivo del progetto di riqualificazione, sostenuto interamente da enti pubblici, è stato di € 1.700.000. Le fotografie presenti nel paragrfo sono state scaricate da l sito: www.urban-reuse.eu 2.4 Esempi di progettazione di orti nel territorio di Milano. Se prima abbiamo osservato progetti di orti urbani che riguardavano aspetti di diversa natura, e che mettevano in luce i benefici della realizzazione di un orto in città, ora, invece, proviamo ad’osservare alcuni progetti che ci riguardano più da vicino. In particolare ho deciso di analizzare progetti che riguardano principalmente le esigente del cittadino milanese. In questi progetti si possono osservare 3 diverse tipologie di orti famigliari in affitto: un orto privato in affitto, un progetto di traslazione di orti abusivi e un ultimo progetto di smantellamento di orti abisivi. Ma il primo progetto che perendo in considerazione sono gli orti di Claudio Cristofani, proprietario degli orti di via chiodi. “E’ proprio vicino alle peggio città che si devono proporre gli orti urbani, che io preferisco chiamare giardini familiari” cosi lui descrive la sua voglia di proseguire un esperienza Orti urbani in via Chiodi. Il caso di successo promosso da un privato si suolo privato, caratterizzato dalla razionalità e dal organizzazione. Descrizione progetto L’Architetto Claudio Cristofani, proprietario di un’area vincolata e in attesa di un improbabile esproprio, si propone un idea di “speculazione” urbanistiche sul tema delle aree a standard vincolate dai PRG, ma non trasformate dalle competenti autorità in verde fruibile, e normalmente neppure acquisite, ma semplicemente vincolate. Il progetto degli orti di via chiodi quindi, nasce come attività d’impresa per fornire un servizio “urbanistico”. L’idea nasce anche dalla propensione a “regolamentare” quelle attività umane positive, ma che se vengono svolte in regime di anarchia normativa risultano negative per il disordine oggettivo e la litigiosità delle relazioni, da qui Il passo dall’osservazione degli orti abusivi alla creazione di orti-giardini regolamentati è abbastanza breve. Caratteristiche - 2800mq di superficie totale - 145 lotti adibiti ad orto - 75 mq costano 360 euro/anno, iva compresa. - Si ha diritto all’acqua di falda sia come scorta intiepidita in un fusto da 300 litri per ogni orto che come erogazione al rubinetto, negli orari prefissati in base alle stagioni. - Ogni orto ha un recinto che può essere costituito da una siepe, oppure da una staccionata in legno, oppure da un sistema misto legno-rete plastificata. - Parcheggio interno in zona separata e senza interferenze con gli orti - Possibilità di impiantare un gazebo tessile e gli arredi di base per il barbecue, una cassa in legno abbastanza grande per contenere gli attrezzi principali. Tutto circondato da una corretta quantità di verde percorribile a piedi e di aree di prato per il gioco libero dei bambini. I fruitori Non si deve pensare ad alcuna categoria come destinataria ideale. Le stesse categorie rappresentate nella società urbana possono essere utenti dell’orto-giardino. Magari con prevalenza per i nuclei familiari che in orari diversi e per diverse funzioni, possono fruire dell’area. Mattina il nonno, per curare lavori al terreno e innaffiare, pomeriggio la mamma con i bambini dopo la scuola, anche per fare i compiti e la merenda all’aperto, ora del the la nonna, perché il sole è meno fastidioso e si può raccogliere con mani esperte, verso il tramonto il papà che dopo il lavoro può finalmente stropicciarsi la camicia e sporcarsi le scarpe per dare l’acqua alle radici delle piante, difendendosi come meglio può dalle zanzare in arrivo. Non mancano cultori della vita a contatto della natura, amanti del chiacchiericcio pomeridiano, cultori del barbecue, gruppi di giovani che fingono di zappare o di preparare l’esame universitario e tracannano allegramente qualche birretta seduti sull’erba, fino a tarda ora e vigilando sui recinti e gli accessi. obiettivo per il futuro L’idea è di convincere le amministrazioni comunali ad inserire nei Piani Regolatori delle aree di “verde privato” nelle quali si possano realizzare dei veri e propri consorzi di proprietari di orti- giardini, ben regolamentati e gestiti, in prossimità degli abitanti, ma anche di aree di verde pubblico di tipo classico. Per fare ciò, l’architetto Claudio Cristofani, ha preparando un progetto di orto-tipo che superi alcuni limiti di allestimento. Dice l’architetto: “In questi casi sarebbe prezioso il recupero delle cascine, anche in attività, per tutte le necessità di assistenza (vangatura meccanica, concimazione, corsi, ostelli per chi volesse fermarsi vicino all’orto nel week end, servizi igienici, piccola ristorazione agrituristica, festicciole, ecc). In alternativa si dovrebbe pensare a dei piccoli edifici di supporto costruiti al centro di ogni consorzio”. Le fotografie presenti nel paragrfo sono state scaricate da l sito: http://costruirenaturale.blogspot.com/ Progetto Parco Blu Parco Blu e orti urbani di via Calchi Taeggi Intervento pubblico di trasferimento orti per progetto parco. Il progetto prevede un aree gioco, orti, specchi d’acqua e un sentiero ciclo-pedonale si sviluppano intorno all’area di sosta “a fiore” Descrizione progetto parco Il progetto interessa due aree distinte: la prima situata lungo la via Bisceglie, al confine di una zona residenziale dotata di servizi scolastici, sportivi e di trasporto, mentre la seconda, situata lungo via Calchi Taeggi, è caratterizzata dalla presenza della Casa Circondariale per minori “Beccaria”. L’area di via Bisceglie si presenta in uno stato di forte degrado, ha una forma irregolare ed è il risultato degli spazi attualmente non occupati da edifici. Confina ad Est con il Centro Sportivo Colombo, con il Centro Scolastico di via Pisa e con un complesso residenziale. All’interno dell’area sono inseriti un fabbricato rurale di proprietà comunale destinato a servizi socioculturali e un fabbricato a villette di proprietà privata. Il progetto del parco nasce attorno ad uno specchio d’acqua artificiale dal quale partirà un canale artificiale che scorrerà lungo la cascina verso la via Bisceglie. In un altro punto dello specchio d’acqua partirà un sentiero che attraverserà tutto il parco intervallato di tanto in tanto da aree di sosta di varie forme. Nella parte centrale dell’area di sosta a forma di fiore sarà inserito un campo bocce delimitato da recinzione e pavimentato in erba sintetica. Nell’area disposta lungo le vie Ciconi-Bisceglie il sentiero dividerà diagonalmente il parco, formando nella parte centrale un’area di sosta a forma di goccia, dove è previsto un campo giochi per bambini (fasce d’età da 2-9 anni), delimitato da un muretto di mattoni. La pavimentazione attorno ai giochi sarà in gomma di caucciù antitrauma, mentre tutta la rimanente zona del campo giochi sarà pavimentata in calcestre. Tutte le attrezzature gioco saranno costruite con materiali a norma. Tra le due aree di sosta sopra descritte sarà inserita nella zona a prato un’area cani recintata. L’accesso principale al parco, posto all’angolo tra la via Bisceglie e la via Ciconi in prossimità della fermata MM, consentirà di avere una vista a cannocchiale del parco fino al campo bocce. Un percorso ciclo-pedonale interno al parco collegherà la pista ciclabile di via Bisceglie con quella di via Calchi Taeggi. Per quanto riguarda il verde si intende proporre un paesaggio naturalistico con radure e un’area boschiva con specie principali tipiche del paesaggio naturale della pianura padana. Descrizione progetto orti Con questo primo lotto d’intervento si andranno a trasferire nella prima parte dell’area di via Calchi Taeggi tutti gli orti abusivi che attualmente sono collocati nell’area di via Bisceglie, regolarizzandoli ad orti urbani. Quest’area risulta essere la più idonea all’attività orticola poiché andrà a collegarsi con gli orti urbani del futuro parco dei Fontanili. Con il secondo lotto si integrano, nella seconda parte dell’area, nuovi orti urbani a completamento della prima parte, con servizi ed attrezzature d’arredo. Gli orti urbani saranno distribuiti lungo un percorso principale sinuoso il cui disegno intende riproporre l’andamento dei sentieri progettati nell’area del parco di via Bisceglie. Sarà prevista una recinzione in rete metallica di varie altezze con i rispettivi cancelli d’accesso, sia lungo il perimetro dell’area interessata dal primo lotto che per la suddivisione dell’area degli orti. Ogni orto sarà dotato di un collegamento idrico al pozzo di prima falda già esistente, che servirà ad esclusivo uso irriguo degli orti. Le fotografie presenti nel paragrfo sono state scaricate da l sito: www.comune.milano.it Cascina Albana. Residenze via Cosenz, 54 Eliminazione orti storici, legata alla realizzazione del parco pubblico da parte di privati integrazione orti progetto spazio pubblico privato su spazio pubblico. Descrizione progetto: Il progetto residenziale di Via Cosenz a Milano, in zona Bovisa, prevede la realizzazione in edilizia libera e convenzionata di 500 appartamenti, distribuiti in edifici alti fino a 18 piani. Il piano di lottizzazione riguarda l’area sita in Milano tra Via Cosenz, 54 e Via Bovisasca della superficie complessiva di mq. 26.370 circa, nonché interessa le aree - della superficie complessiva di mq. 23.427 circa - site in Via Bovisasca al contorno della Cascina Albana acquisite dall’Amministrazione Comunale in forza della convenzione di lottizzazione stipulata tra il Comune di Milano e l’allora proprietaria società SMIL in data 18.12.1985. La quota parte di edilizia convenzionata ammonta a 10.213 mq (pari a circa 127 appartamenti). L’area di ragione privata è tuttora classificata dalla vigente Variante generale al P.R.G. in zona omogenea B3 con destinazione funzionale I (industria e artigianato), mentre il Piano di lottizzazione di cui sopra venne attuato per la sola parte relativa alla cessione gratuita al Comune di Milano delle aree destinate ad urbanizzazione primaria e secondaria – e non invece per gli interventi privati - in quanto il sottosuolo delle aree di sedime relative alla nuova edificazione risultò fortemente contaminato a causa della pregressa attività produttiva all’epoca esercitata in loco. Con il nuovo progetto si intende dare attuazione al recupero delle aree sopra descritte, previa bonifica delle stesse, attraverso il ricorso a un nuovo Piano di Lottizzazione in Variante al Piano Regolatore vigente e al Piano di Lottizzazione del 1985 per quanto riguarda la destinazione d’uso, conducendola da industriale a residenziale, con realizzazione di una s.l.p. complessiva pari a mq. 31.578,90. Gli elementi essenziali e caratterizzanti del progetto sono i seguenti: - edilizia residenziale libera per una s.l.p. complessiva max di mq. 18.966; - edilizia residenziale convenzionata per una s.l.p. complessiva min. di mq. 10.212 (pari al 35% della volumetria residenziale); - esercizi di vicinato per una s.l.p. complessiva di mq. 2.400. E’ inoltre prevista la cessione gratuita a favore del Comune di Milano di aree per urbanizzazione primaria per mq. 2.043 nonché di aree per urbanizzazione secondaria e per attrezzature di interesse generale pari a complessivi mq. 10.562 funzionali alla realizzazione di un parco urbano che – grazie anche al recupero delle aree già precedentemente acquisite – avrà una consistenza di circa 30.000 mq. Il progetto prevede inoltre la realizzazione in regime di diritto di superficie per novanta anni di un insediamento destinato a “Residenza temporanea per studenti” universitaria per una superficie calpestabile pari a mq. 4.501,43, completa di parcheggi interrati per mq. 1.351,91, nonché l’assoggettamento all’uso pubblico - gratuito e permanente - di superficie di interrata di parcamento della misura di mq. 2.400,56 circa, che sarà realizzata a cura e spese della lottizzante sempre in regime di diritto di superficie, destinata a parcheggio di uso pubblico a servizio delle funzioni commerciali. La realizzazione dell’intervento è sicuramente conforme al pubblico interesse tenuto anche conto che, a seguito delle trasformazioni urbanistiche intervenute in questi anni nell’area territoriale della “Bovisa”, e che hanno localizzato in questa zona nuove e importanti funzioni – prima tra tutte quella universitaria con la realizzazione del nuovo polo universitario della Facoltà di Architettura e Ingegneria - una edificazione residenziale appare congruente con le esigenze della zona, in quanto il contenuto della proposta di Variante individua funzioni compatibili con il recupero dell’ambito in oggetto e convincentemente rapportate con il nuovo volto del settore urbano. Sulle aree già comunali attualmente occupate, in parte, da un’attività di recupero batterie e deposito rifiuti, in parte da orti abusivi e depositi rottami, in parte, da una stazione di servizio in fase di dismissione e, in parte delimitata da una recinzione invalicabile, verranno realizzate opere di urbanizzazione primaria. La realizzanda “Residenza temporanea per Studenti” – e relativi servizi connessi – alla scadenza del diritto di superficie diventerà di proprietà dell’Amministrazione Comunale – ai sensi degli artt. 952 e seguenti del C.C., per consolidamento con la nuda proprietà - senza onere alcuno per l’Amministrazione Comunale e a garanzia della destinazione della medesima per i fini per cui viene realizzata verrà apposto e trascritto apposito vincolo. Le fotografie presenti nel paragrfo sono state scaricate da l sito: www.urbanfile.it 3. 3.1 Brevissima introduzione. Cos’ è un orto urbano? per orto urbano si intende un appezzamento di terreno destinato alla produzione di fiori, frutta, ortaggi per i bisogni dell’assegnatario e della sua famiglia. Perché nasce l’orto urbano? 1. Perche sono alimenti sani e convenienti a un passo da casa. La funzione degli orti urbani è spesso di auto-sostentamento: sono in piccolo quello che la Fao sta promuovendo come campagna contro la fame nelle città (cibo per le città). Il progressivo espandersi delle aree urbane per far posto a nuovi edifici ed infrastrutture ogni anno erode preziosa terra agricola, mentre la produzione di cibo fresco viene sempre più spinta verso le aree rurali. I costi del trasporto, dell’imballaggio e della refrigerazione, il cattivo stato delle strade rurali, e le perdite durante gli spostamenti incidono sui prezzi e sono responsabili della minore disponibilità di frutta e verdura sui mercati urbani. Città “più verdi” potrebbero rappresentare una possibilità reale per assicurare alimenti sani e nutrienti, mezzi di sussistenza sostenibili e migliori condizioni di salute. 2. La motivazione storica: il passaggio dalla campagna alla città e la nascita degli “orti dei poveri”. I piccoli appezzamenti di terreno in ambito urbano adibiti ad orti amatoriali sono una realtà diffusa in tutto il mondo come testimoniano i “kleingärten” in Austria, Svizzera e Germania, gli “ogròdek dzialkòwy” in Polonia, i “rodinnà zahradka” nella Repubblica Ceca, i “kiskertek” in Ungheria, i “volkstuin” in Olanda e Belgio, i “jardins ouvriers” o “jardins familiaux” in Francia e Belgio, i “kolonihave” in Danimarca, i “kolonihage” in Norvegia, i “kolonitraetgard” in Svezia, i “siirtolapuutarhat” in Finlandia, gli “shimin-noen” in Giappone, i “community gardens” e gli “allotment gardens” nei paesi anglosassoni, gli “orti urbani” o gli “orti sociali” nel nostro paese (Groening, 2005). L’origine degli orti urbani è, comunque, molto simile nelle diverse parti del mondo: durante il periodo di industrializzazione un elevato numero di lavoratori e le loro famiglie sono emigrati dalle zone rurali verso le città in cerca di lavoro nelle fabbriche. Molto spesso queste famiglie vivevano in condizioni economiche precarie, di emarginazione sociale e di malnutrizione per cui gli “orti dei poveri” (i migrant gardens anglosassoni, i jardins ouvriers francesi), allestiti in appezzamenti di proprietà delle amministrazioni locali, delle fabbriche o di comunità religiose, ebbero il compito di alleviare questa situazione permettendo la coltivazioni di ortaggi e l’allevamento di piccoli animali. La loro utilità e diffusione divenne ancora più importante nella prima metà del XX secolo, durante le due Guerre Mondiali, quando la situazione socio-economica era sconvolgente soprattutto dal punto di vista alimentare. Molte città infatti erano isolate dalle zone rurali periferiche cosicché i prodotti agricoli non riuscivano più a raggiungere i mercati cittadini ed erano venduti a prezzi molto alti o al mercato nero. Conseguentemente la produzione di derrate alimentari, soprattutto frutta e ortaggi, negli orti familiari e negli orti urbani (divenuti “orti di guerra”) divenne essenziale per la sopravvivenza (Ferrari, 1919; Matsuo, 2000). Tutte queste forme di orticoltura urbana dalla finalità originaria di assicurare l’approvvigionamento di derrate alimentari si sono poi evolute svolgendo funzioni estetico-ricreative, sociali o terapeutiche in relazione alle mutate condizioni economiche e socio-culturali. 3. La motivazione sociale: strumento pedagocico e punto di incontro per la comunità. La realtà ortiva assume una grande importanza anche dal punto di vista sociale, o ancora meglio comunitario. Coloro che si dedicano maggiormente a questa pratica sono gli anziani - il 60% dei coltivatori degli orti urbani ha fra i 60 e i 70 anni, il 30% ne ha più di 70. Essi appartengono a una categoria troppo spesso dimenticata, forse perché - raggiunta una certa età - ha perso quella capacità produttiva che è oggi l’unica credenziale che permette di contare qualcosa nella società dei consumi. Un ulteriore valore degli orti urbani è quindi quello di costituire un punto di incontro per la comunità, un impegno fruttuoso per gli anziani che, piuttosto che rinchiudersi in casa a fissare la TV, escono nei giardini e nei cortili, parlano fra loro, si confrontano sui prodotti che coltivano, regalano al vicino il pomodoro più succoso del loro orto, mettono la loro frutta a disposizione dei ragazzi del quartiere per educarli a preferire prodotti naturali alle merendine confezionate piene di conservanti e coloranti. L’orticoltura è certamente un potente strumento pedagogico. L’educazione ambientale, quella alimentare, la conoscenza e il rispetto delle risorse della Terra non possono fare a meno del potenziale educativo del preparare la terra, seminare il seme, curare la pianta e raccogliere il frutto. Il tema del sapere aspettare, del coltivare, del produrre con il proprio lavoro, del rispettare terra, acqua, aria e sole, del temere la grandine, ma anche del mangiare ciò di cui si conosce la provenienza, sono indubbiamente elementi che possono giovare alla costruzione della crescita di bambini e ragazzi. Senza dimenticare il valore del trasferimento di saperi da un anziano orticoltore alle nuove generazioni. Nei più conosciuti orti comunali, quali sono i criteri per l’assegnazione? Il riconoscimento dell’importanza degli orti urbani e l’esigenza di contenerne gli aspetti di spontaneità e abusivismo si è tradotta poi nella redazione dei primi regolamenti, contenenti i criteri per l’assegnazione di aree orticole ai cittadini interessati da parte delle amministrazioni comunali. I lotti da destinare ad orto sono assegnati con determinazione dirigenziale agli aventi titolo, previa formazione di graduatoria. Tale graduatoria viene sottoposta ad un’apposita Commissione. Elenco requisiti e assegnazione punti - età oltre i 59 anni per i pensionati pt 10 - persone che abbiano compiuto i 60 anni d’età e che non risultino occupate in attività lavorative pt 8 - pensionati/e di età inferiore ai 59 anni che aabiano conseguito gli anni utili alla pensione pt 5 - pensionati/e che percepiscono pensione d’invalidità di età superiore ai 50 anni pt 4 In presenza di almeno uno dei requisiti precedenti, sono altresì attribuiti i seguenti punteggi aggiuntivi: - persone sole risultanti tali dallo stato di famiglia o vedovi/e pt 2 - per ogni anno di residenza sul territorio comunale pt 0.2 Possono presentare richiesta di assegnazione tutti i cittadini residenti che non siano possessori o gestori di altro orto sul territorio comunale. L’assegnazione ha durata biennale a partire dalla pubblicazione della graduatoria e potrà essere rinnovata dopo la verifica della permanenza dei requisiti. Ogni avente diritto può rinunciare provvisoriamente all’orto che gli viene assegnato, rimanendo in graduatoria in una posizione di coda. In tal caso si procede all’assegnazione dell’orto rifiutato all’avente diritto successivo. la rinuncia può essere effettuata una sola volta. L’assegnazione fatta nominativamente al richiedente non può essere trasferita ad altri, compresi famigliari o parenti. La lavorazione dell’orto deve essere fatta esclusivamente dall’assegnatario, coadiuvato, al più, dai famigliari di secondo grado, purché residenti. L’orto assegnato deve essere tenuto in modo pulito e decoroso. All’interno di esso, per ragioni igienico - sanitario, non possono essere allestite strutture per la cottura dei cibi. E’ vietato introdurre animali all’interno degli orti. la coltivazione dovrà essere esclusivamente orticola e per il solo autoconsumo, inoltre non potrà essere usata acqua proveniente da rogge o fontanili per l’irrigazione. Gli orti sono già provvisti di recinzioni (ferro o rete plastifica) e rete idrica per l’irrigazione. L’irrigazione può essere effettuata dal 1 marzo al 30 novembre. Ogni assegnatario ha inoltre a disposizione un capanno ad uso deposito attrezzi. Non sono consentiti altri depositi oltre a quello previsto. E’ consentita la realizzazione di un pergolato annesso al capanno, realizzato esclusivamente con materiali o prodotti ecologici quali cannette, bambù o piante rampicanti. Ogni assegnatario deve corrispondere al Comune un contributo annuale. Gli affittuari possono piantare ortaggi e fiori e alberi da frutta preferibilmente a basso fusto, che non superino i 3 metri di altezza. 3.2 La diffusione del fenomeno I casi europei ed extra europei I community gardens sono appezzamenti di terreno che sono curati collettivamente da un gruppo di persone. La maggior parte dei community gardens sono aperti al pubblico per la fruizione di spazi verdi in aree urbane con diverse opportunità di relazioni sociali, ricreazione, formazione, semplice relax e, ovviamente, produzione di ortaggi e altre colture a cura diretta degli associati. I community gardens sono diffusi in tutto il mondo ma particolarmente negli USA, in Canada, Australia e Nuova Zelanda anche se i loro scopi, struttura e organizzazione sono piuttosto variabili: in nord America i community gardens spaziano da aree familiari, dove si coltivano piccoli appezzamenti di ortaggi a interventi di “rinverdimento” di angoli di strada, fino a progetti più ampi di verde urbano allo scopo di preservare o mantener aree naturali e parchi o recuperare e riqualificare aree urbane dismesse in ambienti urbani degradati dal punto di vista urbanistico e sociale. In Gran Bretagna e nel resto dell’Europa, invece, gli orti urbani amatoriali hanno assunto prevalentemente il carattere di “allotment gardens”, cioè di aree suddivise in piccoli appezzamenti assegnati per la coltivazione ad un singolo associato a fini produttivi, sociali o educativi. La prima associazione di singole persone, famiglie o piccole comunità dedite alla coltivazione di orti urbani fu costituita in Germania nel 1864 chiamati “Schrebergarten”dal nome del fondatore. Nel 1921,gli orti urbani tedeschi si sono organizzati nella Bundesverband der Gartenfreunde che oggi riunisce circa 1,5 milioni di membri in circa 15.000 associazioni (di cui ben 900 con 80.000 orti nella sola Berlino). In Inghilterra i circa 300.000 orti urbani amatoriali sono organizzati in più società. In Canada c’è una diffusione crescente dei “community and allotment gardens” e di altre forme di orticoltura urbana al fine di contribuire alla sicurezza alimentare di alcune fasce sociali di cittadini. Oggi Montreal ha il più grande programma di orticoltura urbana del Canada e, su 100 Esempio francese: Jardins ouvriers Esempio tedesco: Kleingarten, Berlino community gardens, 73 sono mantenuti dall’amministrazione cittadina che fornisce gli appezzamenti, le attrezzature, l’approvvigionamento idrico, la raccolta di residui e provvede anche a forme di assistenza tecnica. L’origine degli orti a Montreal risale agli inizi degli anni Settanta, quando dei cittadini di origine prevalentemente italiana e portoghese cominciano ad appropriarsi degli incolti ai lati della ferrovia e delle linee idroelettriche. Il primo programma ufficiale ed organizzato di “orticoltura della comunità” nasce nel 1975. In Francia la storia degli orti urbani ha ufficialmente inizio nel 1896, anno in cui l’abate Lemire fonda la “Ligue du Coin de Terre et du Foyer” e crea l’”Ouvre de Jardins Ouvriers” allo scopo di offrire un aiuto alle famiglie in gravi difficoltà economiche. Durante l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900, l’associazione ha un proprio stand in cui presenta il progetto degli orti urbani e nel 1909 i “jardin ouvriers” vengono riconosciuti di pubblica utilità. La diffusione degli orti è enorme durante gli anni del primo conflitto mondiale. Nel 1952 si perviene all’approvazione di una vera legge su gli orti operai, che ha effetti anche sul Codice Rurale e sul Codice Generale e delle Imposte. In Giappone l’associazione degli orti urbani (Shimin-noen Seibi Sokushin-ho) si è formata negli anni ‘80 prendendo ad esempio l’esperienza tedesca e inglese. La risposta italiana In Italia, coltivazioni orticole erano presenti all’interno delle aree urbane già dalla prima metà del XIX secolo; tale presenza accompagnò lo sviluppo delle città nei decenni successivi integrandosi alle trasformazioni urbanistiche, in particolare del nord Italia. In questo periodo e nei primi decenni del XX secolo, il carattere autonomo e spontaneo degli orti urbani coesiste con iniziali forme di assegnazione e gestione di aree orticole, messe in atto direttamente da imprenditori industriali attraverso i cosiddetti “villaggi operai”. In molte città italiane, all’inizio degli anni ‘40, gli orti cambiano nome e diventano “orti di guerra”. Il numero sale vertiginosamente in quasi tutte le città, dove vengono messe a coltivo anche le aree comunali a giardino, i parchi pubblici, le sedi stradali. Durante il conflitto anche le aree distrutte dai bombardamenti vengono coltivate. Esempio inglese: Allotment, Londra Finita la guerra iniziano le attività di ricostruzione: cresce il lavoro, crescono le industrie, la città si ingrandisce, il prezzo dei terreni fabbricabili sale e così il fenomeno degli orti urbani decresce significativamente. Ma gli orti non spariscono del tutto, si spostano dai centri cittadini per ricomparire, spesso abusivamente, nelle periferie. In città come Milano e Torino, i coltivatori sono gli immigrati dalle campagne per i quali è stato traumatico il balzo alla città e alla grande fabbrica. Dopo questa fase, databile tra gli anni ‘50 e ‘60, il fenomeno degli orti urbani riprende vigore soprattutto nelle città industriali del nord, in particolare nelle aree periurbane, cioè in quelle zone di “transizione” tra città e campagna destinate storicamente ad accogliere determinate attività (industrie, infrastrutture ferroviarie, depositi..) e che in quegli anni vengono inglobate all’interno delle città in crescita. Sono queste zone caratterizzate da un diffuso degrado e dall’isolamento sociale tipici dei quartieri dell’estrema periferia cittadina. È qui che saranno edificati i complessi abitativi destinati alla nuova manodopera industriale proveniente dal meridione di Italia e sono queste le aree in cui il fenomeno degli orti urbani avrà il suo massimo sviluppo. Il caso di Torino è significativo: nella città piemontese, durante gli anni ‘70, gli orti erano ad appannaggio degli immigrati meridionali e, nel 1980, su una popolazione residente di circa 1.143.000 abitanti risultava una superficie ortiva di 146 ha. L’ampiezza del fenomeno spinse l’Amministrazione Comunale, nell’ambito di un ampio progetto di riqualificazione di aree marginali della città e di regolamentazione degli spazi ortivi in esse presenti, ad avviare uno studio approfondito sul fenomeno degli orti urbani da cui emerse che gli artefici del boom orticolo torinese erano proprio gli immigrati meridionali: contadini, braccianti, pastori che, costretti a trasformarsi in operai nelle grandi fabbriche, mantenevano un rapporto con la loro cultura d’origine, con le loro radici, attraverso la coltivazione di decine di migliaia di piccoli appezzamenti, ricavati lungo le rive dei fiumi cittadini (Sangone, Stura, Dora, Po), lungo le reti ferroviarie, i tracciati viari e in qualunque altro pezzo di terreno residuale. Nello stesso periodo, a Milano, viene svolta dall’Associazione Italia Nostra una ricerca sulla situazione ortiva dal dopo guerra in poi. Dallo studio si rileva una crescita consistente degli orti urbani fra il 1964 ed il 1980: si passa, infatti, da circa 91 ha di aree orticole a 285 ha. Progetto NONNET: Orti urbani digitali, Pontecagnano (Sa), promosso da Legambiente Campania e Fondazione Mondo Digitale Orto dei desideri, Ardea (Rm) I lotti sono coltivati o da anziani (la maggior parte dei quali possedevano l’orto già da molto tempo) o da giovani immigrati (ci si riferisce ancora ad una immigrazione interna al paese) che integrano tale attività con il lavoro dipendente. A partire da questo studio, il comune di Milano, ravvisando l’utilità sociale degli orti, incarica gli uffici decentrati di censire le aree potenzialmente adatte alla coltivazione urbana e di fornire una lista di persone interessate al progetto. Attualmente, il fenomeno degli orti sociali nell’hinterland milanese è ampio e diversificato. Di particolare interesse risultano le esperienze del “Parco Nord Milano” e di “Boscoincittà”. A partire dalle esperienze di Torino e Milano, molti altri comuni hanno messo a disposizione appezzamenti di terreno ed hanno riproposto l’esperienza degli orti mutuandola sulla propria tipologia urbana ed in risposta alle dinamiche sociali delle loro comunità. A Ferrara un nuovo regolamento comunale permette a cittadini riuniti in associazioni o a enti e aziende del territorio di gestire gratuitamente uno spazio verde per prendersi cura delle piante già presenti o per creare orti ex-novo. La disponibilità di circa 400 ettari di spazi verdi inutilizzati e la presenza di una cultura degli orti molto radicata fanno ben sperare nell’esito del progetto. A Roma un’area abbandonata vicino alla trafficatissima via Cristoforo Colombo è stata recuperata e data in gestione al “Coordinamento orti urbani Garbatella”, un gruppo di associazioni che potranno utilizzare gli appezzamenti per coltivare prodotti agricoli a chilometri zero. E anche la Regione si è mossa, firmando un protocollo d’intesa che prevede l’assegnazione di 200 nuovi orti urbani nel monumento naturale di Mazzalupetto. La Regione Campania ha allo stesso modo stanziato risorse per promuovere la realizzazione degli orti: l’obiettivo è destinare terreni pubblici alla coltivazione di ortaggi, erbe aromatiche e fiori per l’autoconsumo, favorendo la nascita di una rete campana di orti urbani sociali che possa anche sviluppare l’agricoltura biologica. Infine L’Aquila, città che cerca di risollevarsi anche ricostruendo la comunità: il progetto di riqualificazione del territorio prevede l’assegnazione di 216 orti, riconoscendo il ruolo sociale del coltivare. Orto in Via Danusso, zona 6 Milano Progetto CENTRO SOCIALI ORTO, Parma (Pr) 4. Milano, la città ricca di orti 4.1 La definizione degli orti e i vari esempi di Milano Durante il primo incontro nel Laboratorio LPE si è sviluppato il tema del mio tirocinio: Gli Orti; e durante un secondo incontro, mi è stato proposto di eseguire una ricerca di approfondimento nei confronti degli orti urbani di Milano. Lo scopo era di comprendere il fenomeno e definirne gli aspetti dominanti, quali: i regolamenti, i rapporti con il territorio, gli spazi. Io ero entusiasta della proposta, proprio in quel periodo stavo frequentando il corso “COSTRUIRE AL NATURALE”, il quale trattava di orti urbani, mi sentii avvantaggiata. La ricerca di materiale iniziò fin dal primo giorno, con la richiesta specifica di trovare informazioni sui regolamenti vigenti, quindi il primo passo fu la lettura del PGT, dal quale però non si è avuto nessun riscontro. La parola “orti urbani” è menzionata solo per indicare degli allestimenti e attrezzature del verde urbano. In seguito sviluppai una ricerca inerente ai regolamenti interni e per i bandi di assegnazione. Con quest’ultima ricerca si evidenziarono delle notevoli incomprensioni nella definizione di orto urbano e soprattutto si notò come questa incomprensione crea molta confusione con le diverse definizioni di tipologie di essi. Queste catalogazioni sono spesso confuse e incerte anche a causa di un disinteresse generale del fenomeno. Le tipologie si differenziano secondo molti aspetti, in particolare, le caratteristiche più decisive per definire la tipologia sono: gli usufruttuari, la proprietà del suolo e la gestione. Dopo aver sostenuto una ricerca incentrata sulla definizione di orto e sulle varie definizioni delle diverse tipologie, si è compresa che prima di poter iniziare un qualsiasi lavoro di studio sugli orti urbani, bisognasse provare a riorganizzare e comprendere le diversificazioni tra tipologie, dando cosi una definizione a tutti i casi incontrati. Il risultato ORTI URBANI: Si definiscono orti urbani i piccoli appezzamenti di terra per la coltivazione ad uso domestico, eventualmente aggregati in colonie organizzate unitariamente. Nelle aree ad orti urbani, l’indice di utilizzazione fondiaria (Uf) previsto per la realizzazione di tutte le opere edilizie è pari a 0,05 mq/mq, comprensivo degli edifici esistenti. Gli orti urbani sono comunemente costituiti da: superfici coltivabili , elementi di servizio (strutture per il ricovero degli attrezzi e per la raccolta dei rifiuti vegetali, servizi igienici e spogliatoi, strutture per la socializzazione e la didattica, cartelli informativi), elementi di protezione/delimitazione (tettoie e pensiline, arbusti e cespugli, recinzioni e cancellate…), impianti di irrigazione, percorsi di distribuzione interna, aree di parcheggio, piazzole di carico/scarico. Qualche fonti - http://sit.comune.bologna.it/sit/normeRUE/Parte2-Titolo1.htm - http://www.youtube.com/watch?v=Y90TFi5RXw0 ORTO BOTANICO: un ambiente che raccoglie una grande varietà di piante categorizzate per scopi scientifici e per l'educazione dei visitatori. Spesso associato a esso vi sono una biblioteca ed un erbario per lo studio e la catalogazione delle specie. l'orto botanico avrebbe storicamente una funzione di produzione di sostanze medicamentose. Qualche fonti - http://it.wikipedia.org/wiki/Orto_botanico - http://www.unimi.it/ateneo/3805.htm - http://sweb01.dbv.uniroma1.it/orto/index.html - http://www.ortobotanico.unipd.it/orto_botanico.html ORTO DIDATTICO: viene utilizzato da scuole, associazioni, enti ed’altro (tra cui anche il comune: vedi orto Moratti) per l'istruzione e la divulgazione dell'attività da orticultore. Qualche fonti - http://www1.inea.it/culturacontadina/tematica_ortididatt.html - http://it.paesaggioix.wikia.com/wiki/Orti_urbani - http://www.scuolarinnovata.it/ - http://www.slowfood.it/donate/pagine/ita/donate/dettaglio_progetti.lasso?-idp=030 ORTO TERAPEUTICO: L’Ortoterapia o terapia orticolturale, è un metodo riabilitativo del disagio e della disabilità che appartiene all’ambito delle terapie occupazionali. Consiste nell’incentivare, nel preparare e nell'affiancare il soggetto nella cura e nella gestione del verde, nella coltivazione di fiori, ortaggi ed altre piante. Prendersi cura di organismi vivi, possibilmente in gruppo, stimola il senso di responsabilità e la socializzazione. A livello fisico, sollecita l’attività motoria, migliora il tono generale dell’organismo e dell’umore, attenua stress e ansia. Scopi dell’ortoterapia sono l’acquisizione di abilità, autonomia e competenze, la stimolazione allo sviluppo delle capacità di interazione e partecipazione, il recupero e la valorizzazione delle parti sane dell’individuo. Ogni progetto riabilitativo nasce dall’esigenza di portare il soggetto a rendersi il più autonomo possibile, a rafforzarne l’autostima per aiutarlo a riconquistare un ruolo attivo nella vita e favorirne l’inserimento in un gruppo. Questi risultati sono ottenibili soltanto con percorsi terapeutico-riabilitativi specifici, mirati e lungimiranti, progettati e sviluppati grazie alla collaborazione di più figure professionali. Qualche fonti - http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/cittadino/cascinarosa_ortosinergico.asp - http://www.ipercorsicoop.org/ - http://www.cascinabasmetto.it/sociale.html ORTO ANZIANI: Il Comune ha attrezzato alcune aree demaniali destinate all'orticoltura. Gli orti per anziani sono fondamentalmente degli orti comunali, ma sono un servizio rivolto a cittadini pensionati con più di 60 anni. Il Comune, a cadenza quinquennale, procede a bandire un concorso per l’assegnazione degli orti demaniali. A seguito di tale concorso viene predisposta una graduatoria sulla base della quale si procede ad assegnare gli orti disponibili. Gli assegnatari delle singole porzioni di terreno hanno l'obbligo di utilizzare tale area per uso personale, nel rispetto del regolamento vigente. Spesso sono presenti vicino a case di ricovero e tenuti dagli stessi anziani della casa. Qualche fonti - http://www.comune.bolzano.it/ambiente_context02.jsp?ID_LINK=2113&area=69 - http://www.comune.livorno.it/pages.php?id=2115&lang=it - http://www.qdpnews.it/news_desc.asp?id=1165 ORTO COMUNALE: Il Comune ha attrezzato alcune aree demaniali destinate all'orticoltura. sono un servizio rivolto a cittadini di ogni età, di ogni etnia, ma viene rivolto in particolar modo a coloro che possiedono un reddito basso e che hanno particolari disabilità. Il Comune, a cadenza quinquennale, procede a bandire un concorso per l’assegnazione degli orti demaniali. A seguito di tale concorso viene predisposta una graduatoria sulla base della quale si procede ad assegnare gli orti disponibili. Gli assegnatari delle singole porzioni di terreno hanno l'obbligo di utilizzare tale area per uso personale, nel rispetto del regolamento vigente. Qualche fonti - http://www.comune.rozzano.mi.it/index.php/servizi-sociali/165/437-orti-comunali.html - http://www.pepperfriends.com/forum/topic/2220-il-mio-orto-comunale/ - http://barbaraecomamma.blogspot.com/2010/05/orto-comunale.html ORTO DOMESTICO: è l’orto di casa, quello curato dalla famiglia proprietaria del terreno in questione e residente a pochi passi da esso. Qualche fonti - http://www.lavorincasa.it/articoli/in/giardino/orto-domestico/ - http://www.actionmutant.net/coltivazione/organizzare-al-meglio-il-proprio-orto-domestico/ - http://forum.promiseland.it/viewtopic.php?f=15&t=33846 ORTO FAMIGLIARE: tenuto da una famiglia, simile ad un orto domestico, ma distante da casa, spesso anche su terreni in affitto. I giardini familiari sono un elemento essenziale per la salute fisica e psichica degli uomini e migliorano la qualità della vita di tutti i cittadini. Nascono infatti per una necessità di aree verdi da parte dei cittadini. Nel caso di affitto di un appezzamento di terra anche in questo caso spesso l’assegnazione avviene attraverso una graduatoria. Qualche fonti - http://www.rivistadiagraria.org/riviste/vedi.php?news_id=265&cat_id=88 - http://www.angoliditerra.org/ - http://www.agribionotizie.it/rubriche/orto.htm ORTO DEL CONTADINO: è l’orto che il contadino fa vicino alla sua cascina, rispecchia l’orto domestico, ma differenza di esso, l’orto del contadino è un orto molto piu grande e spesso il raccolto viene utilizzato per un piccolo mercatino a km 0. Qualche fonti - http://www.giardinaggio.it/orto/paginizorto.asp- - http://www.leverduredelmioorto.it/ ORTO SUL BALCONE: il cittadino in assenza di un suo spazio verde idoneo alla coltivazione crea un piccolo orto sul proprio balcone. Qualche fonti - http://wisesociety.it/piaceri-e-societa/orti-da-balcone/ - http://www.erbaviola.com/come-fare-un-orto-sul-balcone - http://lortosulbalcone.altervista.org/ ORTO TEMPORANEO: un installazione temporanea utile per dimostrazioni didattiche e/o manifestazioni culturali. Qualche fonti - http://europaconcorsi.com/projects/176386-Giardino-temporaneo ORTO ABUSIVO: sono aree che coltivate senza i permessi necessari per l’occupazione del suolo, sia pubblico che privato. Qualche fonti - http://www.scuolaholden.it/Projects/News/gennaio%202012/orti_silvia_gilardi.htm - http://www.oggitreviso.it/orto-abusivo-mezzo-al-parco-38818 ORTO COMUNITARIO - SOCIALE: è un gruppo di più persone che collaborano per la sua costruzione, come nel caso di cooperative o associazioni. Alcuni degli esempi più famosi fanno parte dei Guerriglia gardening. Spesso i terreni sono occupati abusivamente. Qualche fonti - http://papaverirossiprecotto.blogspot.com/ - http://ortodiffuso.noblogs.org/ - http://rape.noblogs.org/ ORTO DI GUERRA O DEI POVERI: sono degli appezzamenti di terra che vengono messi a disposizione dei cittadini per il sostentamento, durante i periodi di guerra o di gravi carestie. Qualche fonti - http://www.onalim.it/2012/01/24/gli-orti-comunitari-di-milano/ - http://www.mepiemont.net/foto_stor/vita_giorn/giorn_3.html#patate ORTI DI ISPIRAZIONE RELIGIOSA: È uno spazio verde dove gli stessi fedeli zappano, seminano e raccolgono frutti e verdura. È un luogo di salvaguardia del creato, con forte valenza sociale, quindi si spera possa diventare anche un luogo di confronto tra le varie generazioni. Insomma un luogo di culto dove non si coltivano solo le anime. Qualche fonti - http://wisesociety.it/ambiente-e-scienza/sapessi-come-strano-avere-un-orto-a-milano/ - http://ortodellafede.wordpress.com/ Classificazione orti mappati 4.2 Le associazioni e le loro esperienze Era il 18 maggio e mi ritrovavo in Via Gerolamo Vida, a Milano, davanti al portone d’ingresso dello studio di progettazione dell’architetto Claudio Cristofani, proprietario di un lotto agricolo in Via Cesare Chiodi. Da qualche anno ha convertito l’intera area di circa 2 ettari e mezzo in 370 orti di diversa metratura. La caratteristica di questi orti è quindi quella di appartenere ad un privato: a differenza degli orti comunali che privilegiano anziani e pensionati per le allocazioni, Cristofani permette a studenti, ragazzi, pensionati e famiglie di possedere indistintamente un appezzamento orticolo alla modica cifra di un euro al giorno (circa 360 euro l’anno) mantenendo così viva la tradizione orticola e creando una valida alternativa alla costruzione di alti palazzi. Claudio Cristofani, mi racconta al meglio la sua esperienza e grazie alle informazione avute da lui riuscii a porre le basi per la realizzazione di una scheda tipo. Questa scheda è nata come base per un censimento degli orti urbani a Milano, e non è stato cosi semplice realizzarla. Durante le prime fasi di ricerca ci siamo resi conto che il materia le che riuscivamo ad ottenere non era sufficiente per definire e delineare il fenomeno degli orti urbani a Milano. Quindi ci siamo resi conto che per comprendere al meglio le esigenze degli orticoltori bisognava in anzi tutto conoscerli e vedere le loro esigenze in prima persona, per ciò abbiamo preso parte ad una riunione delle Libere Rape Metropolitane nel parco trotter. Le libere rape metropolitane sono un gruppo di ortisti presenti sul territorio di Milano, i quali hanno creato una rete di comunicazioni, che è riuscita ad entrare in contatto con il Comune, al quale vogliono presentare un progetto di accordo per regolamentare il sorgere di altri Orti Comunitari. Era il 5 novembre e l’oggetto dell’incontro erano gli orti comunitari e le loro esigenze, si parlava di spazi, recinzioni ed altro, forse, l’argomento era troppo dettagliato per la scala di progetto sul quale stavamo lavorando, ma grazie a questo incontro siamo riusciti a prendere contatto con Mariella Bussolati. Lei è la proprietaria del blog orto diffuso, nell’incontro è emersa la necessità di una mappatura e schedatura degli orti di Milano. Una mappatura quantitativa, sarebbe in grado di definire le dimensioni del fenomeno e di individuare ipotetiche aree per il posizionamento di nuove aree orticole. Loro avevano già iniziato una mappatura, ma la difficoltà di rappresentazione e la mancanza di un buon programma di rappresentazione territoriale, hanno fatto si che la mappa rimanesse incompleta. Dopo questi incontri abbiamo preso contatto anche con cascina Albana e i suoi orti abusivi, i quali ci hanno accolto con il racconto di uno smantellamento degli orti per la costruzione dei “mostri” di via Cosenz, 54, del quale abbiamo parlato prima. Ma la loro esperienza si basa su anni e anni di coltivazione orticola, ci raccontano che alcuni degli ortisti sono riusciti a coltivare anche i funghi. Continuando le nostre indagini entriamo in contatto anche con l’associazione Nocetum, la quale porta avanti ormai da un paio d’anni un progetto”area sperimentale didattica” è un orto didattico. Di questa esperienza si può raccontare del multietnicita degli ortolani, infatti, Nocetum è anche una cooperativa sociale la quale ospita persone di diverse etnie con problematiche sociali ed esse collaborano alla costruzione dell’orto. Poi abbiamo incontrato il gruppo Papaveri rossi Precotto. Un orto comunitario ancora in via di costruzione, la sua caratteristica è la funzione sociale, insomma viene usato per ritrovarsi e fare qualcosa di bello insieme. Purtroppo gli incontri sono stati solo questi, e proseguo il mio racconto sperando che questi esempi siano solo i primi di una lunga lista. 4.3 La mappatura In fine il lavoro di ricerca e d’indagine ha portato allo sviluppo di una prima mappatura, la quale attraverso la rete di ortisti dovrebbe essere compilata, conclusa e in un futuro aggiornata. La mappa è stata volutamente realizzata con il supporto di gloogle earth, un programma gratuito e di facile reperibilità, questa scelta è stata fatta per permettere una più facile divulgazione e consultazione del progetto e la collaborazione di persone non esperte nell’uso di strumenti di rappresentazione del territorio. La mappa in oltre non si limita a una semplice localizzazione degli orti, ma un ridisegno dell’area, questa semplice operazione mostra chiaramente la porzioni di terreno interessata e ottenendo una visione completa di Milano sarà possibile comprendere e dimensionare il fenomeno in questione. In oltre le aree avranno in allegato una scheda, nella quale sono riportati diversi elementi, tra cui i dati anagrafici dell’orto, la tipologia di gestione, il regolamento, le caratteristiche principali e infine alcuni diagrammi. Esempio schedatura DATI ANAGRAFICI LA GESTIONE E IL REGOLAMENTO Cordinatoree Foto aerea Proprietà del suolo Tipologia dell’orto Modalità: - gestione - decisone - divulgazione - regolamentazione Dati: - nome - localizzazione - dimensioni - quantita CARATTERI DOMINANTI Il terreno Metodi di coltivazione Diagrammi Servizzi 5. Il mio caso: via chiodi 5.1 Intervista a Cristofani Con il laboratorio opzionale abbiamo vissuto l’esperienza, presso che unica, di far parte degli ortisti milanesi. Ci siamo dunque trovati a coltivare la terra presso gli orti di via chiodi. Gli orti di Via Cesare Chiodi, si situano a sud-ovest di Milano, e appartengono all’architetto Claudio Cristofani, il quali li gestisce. Al suo interno si trovano la bellezza di 135 orti famigliari, uno degli orti più grandi di Milano, essi sono di metratura variabile (80-100 mq) e viene offerta la possibilità di coltivare a chiunque lo voglia. Al contrario di quanto avviene per l’attribuzione degli orti comunali che privilegiano anziani e pensionati, in Via Chiodi tutti possono affittare un orto ad una cifra di 300 euro all’anno (circa 1 euro al giorno). Uno dei casi più interessanti di Milano, per raccontarvi meglio ciò che sono gli orti di via chiodi ho deciso di farvi leggere l’intervista fatta all’Architetto Claudio Cristofani. DATI Dove si trovano gli orti? In via chiodi, zona Famagosta a Milano; hanno una superficie di circa 2 ettari e mezzo. Possiede altri orti? Anche lei ha un suo orto personale? “No, faccio tutto questo solo per gli altri, perché il tempo che richiede la cura di un orto assorbe molto tempo “ STORIA DELLA SUA ESPERIENZA Qual è stata la motivazione della realizzazione di questi orti? “È una storia strana … per 50 anni quel terreno non è stato mai utilizzato nessuno in modo veramente agricolo, produttivo; inoltre la pianificazione urbanistica non gli ha mai attribuito destinazioni agricole produttive, ma sempre destinazioni legate all’espansione della città. La storia è avvenuta così: ho fatto da consulente per alcuni clienti che avevano delle procedure espropriative in corso e ho ottenuto, con delle buone cause civili, che queste persone ottenessero delle ottime indennità di esproprio. Mi sono quindi incontrato con la famiglia proprietaria di questo terreno di quasi 2 ettari, vincolato a verde comunale. Parlando con l’amministrazione comunale ho scoperto che l’ipotesi di espropriare l’area vincolata allo scopo di realizzare il giardino pubblico era impraticabile per il Comune a causa degli alti costi che avrebbe dovuto sostenere. I tecnici del comune mi dissero che avrebbero potuto acquistarlo solo a prezzo di un terreno agricolo. “Tanto vale che ve li regali” risposi a funzionario “È come se lei venisse a casa mia, aprisse il frigorifero, si prendesse da mangiare e se ne andasse! Ma le pare possibile?”. Allora interpellai gli assessori, rilevando che si sarebbero dovute usare altre forme di perequazione per rispettare gli standard urbanistici, e cioè attribuire una forma di edificabilità teorica ai terreni ma senza permettere di edificare. In tal modo il proprietario potrebbe poi vendere l’edificabilità a un terzo per costruire in un’altra zona edificabile e avere così la soddisfazione economica da un costruttore o dal mercato. Nome: Claudio Cristofani Sesso: maschio Lavoro: architetto Residenza: fuori quartiere Questo è il meccanismo del PGT attuale, ma ho pensato che ci sarebbe voluto troppo tempo perché questo meccanismo si concretasse; volevo capire come e quanto avrei potuto far rendere il terreno, senza commettere abusi edilizi. Io sono partito da un’ipotesi imprenditoriale, non urbanistico sociale e mi sono chiesto: “In che modo potrei far rendere il mio terreno, pur essendo parte del Parco Sud, pur avendo un vincolo a parco pubblico, pur non essendo destinato a uso agricolo?” Ho fatto un piccolo ragionamento e mi sono detto: “Ma se le leggi di mercato sono vere e cioè, se la scarsità di una merce fa alzare il suo valore, allora vediamo se possiamo far fruttare un terreno che ormai scarseggia in città”. Infatti, in questi ultimi anni tutti hanno cercato di costruire consumando area libera che ora scarseggia. Ho deciso quindi di mettere sul mercato la terra nuda per vedere se qualcuno avesse capito che adesso la rarità è la terra con l’erba. Così ho cominciato a realizzare 10 orti. Non era facile capire come si sarebbero dovuti realizzare gli orti 10 anni fa, perche non c’era nessun ambito normativo percorribile; infatti il regolamento edilizio non dice nulla. Allora ho fatto 10 orti e li ho affittati a 10 persone che conoscevo lì in zona. Pian piano ho capito cosa era necessario fare per mantenere gli orti: bisognava dare l’acqua, recintarli, ma non in modo brutale, assisterli, difenderli dai vandali; c’era bisogno di un piccolo magazzino per il trattore, l’attrezzatura, il tagliaerba, il tagliasiepi, in modo che non me li rubassero. E poi volevo vedere se, facendo 10 orti e mettendo 10 persone a gestirli, non fossi stato contestato per abuso edilizio dal Comune. Dopo avere fatto i primi 10 orti, ho capito quali erano le modifiche da fare per i successivi … e l’anno dopo ne ho fatti degli altri. Quindi il primo anno ho realizzato 10 orti, poi ne ho aggiunti 20 e il terzo anno ne ho fatti 30 arrivando così a 60. Ho affittato un pezzo di terra lì a fianco e ho fatto altri 65 orti, arrivando a 130; poi ho costruito 2 pozzi per garantire che in caso di guasto di un pozzo ci fosse l’altro funzionante. Ho quindi deciso di andare dal dirigente del settore edilizia privata del Comune per chiedergli di definire una normativa che regoli la costruzione degli orti perché intendevo realizzarne degli altri in altre zone di Milano. Il direttore però disse che non c’era una normativa sulla quale costruire una risposta alla mia richiesta. Il salto di Qualità che da tempo suggerisco, è inserire nella legge urbanistica regionale una norma che riconosca come attività agricola la gestione degli orti periurbani, peri-aziendali e peri-cascinali alla stregua degli agriturismi. COSTI DI MANUTENZIONE. Esistono sovvenzioni? A livello di aiuti, sovvenzioni, non c’è nulla. Io ho costituito un’attività commerciale che fornisce i servizi di gestione e manutenzione ai gestori degli orti, emette le fatture con l’IVA. Come reputa il contributo del PGT di Milano in merito alla questione degli orti? Riguardo al PGT, ho scritto più volte all’assessore dicendo che si sono dimenticati di citare gli orti come parte costitutiva dell’utilizzo del territorio. L’assessore ha risposto dicendo che quando la perequazione sarà a regime, il comune avrà la proprietà di aree demaniali, acquisite con lo scambio delle volumetrie. Quindi sembra che il tutto sia finalizzato a far costituire delle nuove volumetrie, senza una normativa che nel PGT tenga conto degli orti; mi aspetto che l’unica possibilità sia quella di stabilire delle convenzioni col Comune. È a conoscenza dell’esistenza in Comune di documentazione relativa agli orti? Non ci sono documenti relativi agli orti in Comune. Non ci sono pratiche aperte, c’è solo quella relativa all’apertura del passo carraio. Conosce la situazione degli orti a Milano? La società Rizzoli aveva gli orti per i dipendenti in via Rizzoli, ma sono stati smantellati. Gli orti di via Valla, sono sotto una serie di tralicci dell’alta tensione, non vorrei mai avere un orto lì sotto. Credo che li assegni la A2A, ma ormai si tramandano …. Io non consento che si tramandino le titolarità tra amici e parenti, magari per denaro. Controllo anche che le persone che frequentano gli orti siano i titolari del contratto. Gestisco anche una lista di attesa sia per gli orti nuovi che per quelli vecchi; trenta persone hanno chiesto di rimanere sulla lista di attesa dei vecchi orti più economici. Ogni giorno arrivano 2 o 3 richieste, ma il fatto che costino, fa sì che non tutti accettino. Il fissare un costo che sia significativo per le persone che vogliono gestire gli orti, gli conferisce valore, fa sì che essi capiscano le regole e pretendano che anche gli altri le rispettino. Gli orti hanno funzione urbanistica di cui non abbiamo parlato. Non tutti amano gli orti, ma chi li apprezza dovrebbe trovare ai bordi di una città la possibilità di gestirli. Inoltre io ritengo che occorra rivalutare la capacità Produttiva della terra infatti produzione non è solo impiantare una fabbrica o fare l’artigiano, la terra lavorata è Produttiva, questo è il suo grande valore. Milano ha bisogno di vedere confermate delle are produttive agricole. I parchi sono un’altra cosa, il Parco di Monza è recintato e non è produttivo agricolo. L’agricoltura è l’agricoltura! Non riempiamoci la bocca di parchi! Abbiamo bisogno di zone produttive agricole e della via di mezzo tra la zona produttiva agricola e la zona agricola strumentale alla città. Il chilometro zero tra il produttore e il consumatore è un bene! Le colture specializzate sono un bene! Un po’ di frutta, bene! Tutto riso, no basta! Il parco delle risaie che faranno a sud è sponsorizzato da un mio amico agricoltore che ha un interesse a continuare fare il riso; non si posso prendere delle decisioni politiche urbanistiche con chi ha un interesse aziendale. Non va bene che si continui a fare solo riso perché non perseguiremmo l’obiettivo del chilometro zero. Se non c’è una pianificazione e ci sono solo interessi commerciali, imprenditoriali singoli, locali … non si va da nessuna parte. La pianificazione tiene conto dell’interesse collettivo, razionalizzato e reso operativo. COSTI E MANUTENZIONE. Quali sono i costi per la manutenzione degli orti? Il grosso costo è l’impianto dell’orto, che è l’investimento iniziale, che deperisce nel tempo. Il sistema idraulico, le recinzioni, gli armadi nel tempo richiedono manutenzione, quindi non si può concedere l’abbassamento del canone. Ogni anno incasso 60.000 euro di canone a cui devo togliere le spese: l’ammortamento rapido degli investimenti, la costruzione delle strutture, le manutenzioni ordinarie, la gestione amministrativa (registrare tutti i presenti..), le gestioni ordinarie come il taglio dell’erba e le riparazioni, costi di affitto del terreno. Io però costruisco degli orti che costano molto meno rispetto a quelli del comune, perché ci sono tanti elementi che sono lasciati al naturale. Un esempio contrario al mio è quello degli orti del parco Alessandrini, perché sono molto elaborati; i vialetti sono in porfido, le recinzioni sono in ferro pesantissimo, i rubinetti dell’acque senza bidone di scorta, i divieti iper normati, hanno un limitato orario di utilizzo, recintati 2 volte per che sono all’interno di un parco recintato, a loro volta recintati con un cancelletto. SECONDO UN SUO PERSONALE PARERE Quali sono, secondo lei gli effetti che questi orti portano a livello territoriale? Data la sua coscienza di architetto, quale tipo di influenza paesaggistica hanno gli orti urbani a Milano? Io non sono stato molto attento perché non sono un paesaggista, però quando vedo i lavori dei paesaggisti all’estero capisco che sono assolutamente fuori dalla mia capacità di progettazione, anche perché sono fantastici. Bisogna che, in futuro, la progettazione sia fatta insieme. Io so dire al paesaggista di cosa c’è bisogno per far sì che gli orti siano facilmente fruibili, razionali eccetera … e il paesaggista dovrà progettare l’aspetto estetico e di integrazione col territorio. 5.2 Gli ortisti di via Chiodi e i loro racconti Successivamente all’interno del cors, si è inserita un’indagine sociologica rivolta agli attori del luogo con l’intento di evidenziare i rapporti esistenti tra i residenti del quartiere e gli orti. Da questa indagine è emerso che i rapporti sono pressoché inesistenti: gli abitanti risultano non essersi mai interessati a quest’area, vista con occhio benevolo perché capace di preservare da eventuali cantieri, ma anche con sguardo critico i n quanto fonte di disturbo soprattutto quando l’affluenza è maggiore . Contemporaneamente, intervistando gli orticoltori, ci siamo resi conto che essi avevano rapporti solo con i vicini ma non conoscevano cosa accadeva poco più lontano da loro. Si è incominciato a vedere piccoli movimenti di ortisti solo quando si sono mossi dai loro spazi fissi perché attratti e incuriositi dalle realizzazioni fatte dagli studenti del Politecnico. Queste riportate sono solo i loro racconti. Residenti nel quartiere Le signore parlano in tono entusiastico delgli orti di Via Chiodi, dicendo che sono puiti, ordinati, permettono di respirare aria pulita, non danno fastidio. Sono un’intervento naturale e costituiscono un’alternativa alla costruzione di alti fabbricati, di cui il quartiere già è saturo. La presenza degli orti ha migliorato il quartiere in quanto offre spazio alla natura, una natura curata nel dettaglio. Nel caso in cui venisse organizzata una forma di vendita diretta a km 0, sarebbero ben disposte a comprare frutta e verdura. Prima di questi orti, lo stesso lotto era adibito ad orti abusivi, non in regola e la gente del quartiere si lamentava per questo. Ora il nuovo problema da risolvere è la presenza di un’autorimessa abusiva nelle vicinanze. Rispettto alla gestione più generale del quartiere si dimostrano soddisfatte: ci sono scuole, vigili, negozi e i mezzi pubblici garantiscono una rete di collegamento con la città. Incontriamo la Signora Antonietta mentre si allontana dal mercato del quartiere con la borsa carica di spesa e si accinge a tornare a casa. La signora abita in prossimità degli orti di Via Chiodi ma non sa nulla al riguardo perchè conduce una vita molto riservata, non si fida di nessuno, non socializza con i vicini, parla unicamnete con i suoi parenti. Riguardo agli orti afferma che non le piacerebbe averne uno perchè alla sua età non può pemmetersi di affrontare un’attivitò così faticosa e dispendiosa di energie. E’ soddisfatta del suo pollice verde e si accontenta di coltivare piccoli ortaggi sul balcone di casa Nome: Maida Kazaz Alessandrina Caferro Sesso: femmine Professione: pensionate Residenza: nel quartiere da più di 30 anni Nome: Antonietta Sesso: femmina Professione: pensionata Residenza: nel quartiere da qualche anno Il signor Oscar non sembra molto entusiasta degli orti, li trova una valida alternativa alla costruzione di alti palazzi. Prima di essi il lotto era occupato da pioppi e orti abusivi. Afferma di essersi lamentato con le forze dell’ordine, soprattutto d’estate, quando gli ortolani fanno il barbecue:”Entra tutto l’odore in casa , poi c’è a chi non da fastidio ma a me non piace, infatti una volta ho chiamato i carabinieri. Sono andati giù ,gli hanno fatto spegnere il fuoco e poi appena hanno girato l’angolo gli ortolani l’hanno riacceso.” In generale, ci spiega che non esiste un rapporto tra gli ortolani e i residenti: “Chi coltiva fa amicizia con i propri vicini “di terra”e di sera torna a casa. Il sabato e la domenica c’è molta gente e il traffico aumenta notevolmente.” Un tempo gli sarebbe piaciuto avere un orto, ora no, ha deciso di dedicarsi ad altre attività quali andare in bicicletta e in piascina. Altro motivo che l’ha spinto a rinunciare all’idea di coltivare orti è l’eccessivo costo di questi: 350 euro all’anno non è una cifra accessibile a chiunque, quelli comunali costano molto meno. Dal balcone del primo piano vediamo affacciarsi la moglie, che mostra soddisfatta le piante di pomodori che coltiva sul balcone e, inavvertitamente, ne fa cadere una Abbiamo incontrato Amedeo mentre comprava la frutta al mercato del quartiere. Afferma di conoscere gli orti di Via Chiodi ma di non aver mai fatto richiesta per poterne avere uno a causa dell’eccessivo costo di questi. Ha preferito coltivare un appezzamento di terra abbandonata vicino a casa, senza dover pagare alcun affitto. Prosegue raccontandoci quanto sia faticoso far fruttare la terra, al contrario di quanto dice il detto, non sempre chi semina raccoglie. Per questo, con la moglie Rosa, compra frutta e verdura al mercato Nome: Oscar Sesso: maschio Professione: pensionato Residenza: di fronte agli orti di Via Chiodi da molto tempo Nome: Amedeo Sesso: maschio Professione: pensionato Residenza: nel quartiere Gli ortolani Un milanese d’oc, ci appare fin da subito socievole e pronto alla battuta.Da 2 anni gestisce uno degli orti di Via Chiodi. Li frequenta quasi tutti i giorni al pomeriggio, di solito arriva per le 15.30 2. Il mio angolo di... Non sono stato io a prendere l’orto, è stata mia figlia, mi diceva sempre “ cosa fai qua in casa, trovati un passatempo” e alla fine ha affittato questo per me. Ha fatto proprio bene, ho trovato anche la compagna! Lei ha l’orto qua dietro e mi aiuta parecchio perchè io non sono molto esperto. Non c’è una parte di orto di cui vado più fiero, mi piace tutto, quando lo lavori sei soddisfatto di tutti i tuoi prodotti! Guardate che zucchine, io le adoro, ho piantato zucchine di tutte le qualità, da quelle piccole e ovali, a quelle rotonde 3. Ipercasa Per me l’orto è un posto di svago. Io vengo qua, pianto, chiacchiero con tutti, prendo un pò il sole, un pò mi riposo, a volte rimango qua a mangiare con le ragazze. Insomma trascorro qui le mie giornate. Nel weekend arrivano i nipoti, parenti e si fa festa 4. Villaggio, comunità, condominio Il rapporto con il quartiere non esiste. Tra noi ortolani invece c‘è un ottimo rapporto, ci si aiuta, si scambiano opinioni e consigli, io poi vado d’accordo con tutti. Qualcuno chiude l’orto con il lucchetto ma io non ho mica paura che mi rubino gli attrezzi o altro. In mia assenza i miei vicini possono prendere in prestito tutto e per ora non ho mai avuto nessun problema di furto 5. Orticolture Io coltivo in base a quello che mi piace di più o che piace di più ai miei figli perchè alla fine siamo noi che mangiamo quello che coltivo. Ho seminato pomodori,insalate, basilico, melanzane, zucchine! Di qua ho le moro, aspettate che ve le faccio assaggiare sono buonissime Nome: Agostino , 74 anni Sesso: maschio Professione: pensionato Residenza: Milano 6. Costruzioni e autocostruzioni Le cose che vedete qui sono tutte costruite da me. Il gazebo , la rete qua sotto.. li ho messi io. Prima mi entravano le talpe e mi rovinavano la verdura , ma adesso le ho fregate. si cerca sempre di utilizzare le cose che magari in casa non servono più, cosi si risparmia! 7. La storia Io sono di Milano. Ho fatto un pò tutto nella vita, sono stato per vent’anni edicolante, poi camionista, mi sono sempre dato da fare. Poi sono andato in pensione e inizialmente andavo a fare i giri in bicicletta. Sono vedovo, mia moglie è morta qualche anno fa e mi sentivo molto solo. Mia figlia mi ha dato la scossa, ed ora sono qua! La giornata tipo qua mi fa sentiro vivo , mi sento giovane , mi sento che so fare ancora qualcosa! Non ho nessun pentimento, a volte il raccolto va male perchè sicuramente faccio degli errori ma l’importante è l’impegno che uno mette nelle cose che fa 8. Narrazioni Penso che uno degli argomenti di cui parlano gli orticoltori siamo io e Nene, la mia compagna. Io sono qui dall’anno scorso e non sono mai coltivato la terra. Allora continuavo a chiamarla per chiedere aiuto, lei è organizzatissima, mi dava tutte le dritte, fai cosi, fai cosò.. Poi sai abbiamo cominciato a conoscerci e alla fine la scorsa estate ero al mare e l’ho chiamata e mi sono dichiarato! Poi di altre storie non saprei, io penso a me non sono un impiccione! 9.Consigli Secondo me la cosa più importante in questo mestiere è non avere l’ossessione. Deve essere un passatempo, svago, divertimento. Solo cosi si riesce a passare delle belle giornate e ad andare d’accordo con tutti. Il lavoro faticoso , se poi ci si stressa anche agli orti va a finire che dopo un anno si molli l’attività , il mio consiglio è ragazze divertitevi e imparate ad apprezzare quello che la natura ci dà. Cercate di provare emozioni, state attente ai rumori, ai profumi di questa realtà degli orti di via Chiodi. Inizialmente non è molto favorevole all’intervista ma poi si lascia andare e inizia a raccontarci la sua storia. Da 4 anni gestisce uno degli orti di Via Chiodi. Viene qui tuttii giorni, considera il suo orto come la sua seconda casa 2. Il mio angolo di... Ho deciso di prendere in gestione un orto perchè sono un pensionato e quindi ho un sacco di tempo libero! Abito qua vicino infatti vengo qua in bicicletta e ho saputo di questi orti passando proprio di qua. Ho zappato e piantato tutto io, cioè in realtà a volte viene qua a darmi qualche dritta la mia vicina di orto,Linda. Le donne hanno un tocco in più, c’è solo da imparare da loro. Se fate un giro per tutti gli orti vi accorgete che gli orti più belli sono quelli delle donne. Sicuramente spenderei meno a comprare le verdure al mercato perchè se si contano tutte le spese viene una bella cifra ma non c’è paragone. I frutti sono più buoni, sono genuini ,hanno tutto un altro sapore 3. Ipercasa Per me l’orto è un hobby, un hobby che fa venire il mal di schiena. Ma ne vale la pena. Torno a casa la sera affaticato ma contento per aver avuto una giornata intensa e non noiosa come molti pensionati. Se non avessi l‘orto probabilmente passerei tutti i pomeriggi all’Acli a giocare a carte con altri miei coetanei. Sarei uno di quei vecchietti che scommette ad ogni partita un giro di bianco. Tornerei a casa sempre ciucco! 4. Villaggio, comunità, condominio Qua di vista ci si conosce ma solo di vista. Conosco meglio i miei vicini di orto e poi il signor Mario, lui è un personaggio, quando hai qualche dubbio chiama Mario , lui sa sempre tutto. La vicina con cui ho legato di più è Linda, lei mi tiene l’orto quando vado in vacanza e poi noi ci consultiamo sempre su cosa e come coltivare. Ha un sacco di libri su cui ogni tanto scopre qualcosa di nuovo e lo propone a noi ortolani. Con quelli che abitano nei condomini qua di fronte invece non c’è rapporto, so che a volte qualcuno si lamenta per l’odore della griglia ma niente di più. Io pero non faccio mai nessuna grigliata , non sono il tipo, sono uno molto riservato, faccio il mio 5. Orticolture Metto giù di più le cose che poi posso congelare per l’inverno. Coltivo un po’ di tutto! Una Nome: Franco , 70 anni Sesso: maschio Professione: pensionato Residenza: Milano cosa che vorrei coltivare sono i meloni ma qua non è possibile, lo spazio è troppo poco! Ecco voi che fate gli architetti progettate un modo alternativo per aumentare lo spazio da coltivare, magari sfruttando l‘altezza 6. Costruzioni e autocostruzioni Le cose che vedete qui sono tutte cose che ho procurato io da casa o da oggetti che non utilizzavo più. Il gazebo è un prefabbricato poi è venuto qua mio figlio e me l’ha montato. L‘orto rispecchia un po’ la persona di chi lo gestisce, a parte il cassettone degli attrezzi e il bidone dell‘acqua, ognuno arricchisce il suo spazio come meglio crede 7. La storia Io sono di Milano. Prima di andare in pensione facevo il rotativista al corriere delle sera. Scommetto che non sapete nemmeno che lavoro sia. Documentatevi voi giovani che trovate tutto su internet! Lavorare la terra mi ricorda un po’ la mia infanzia, non come i giovani d’oggi. Chiunque da giovane ha fatto i conti con zappe e badili 8. Narrazioni Il primo nome che mi viene in mente è Mario. Lui è un burlone, scherza con tutti, mi prende in giro perchè lui è riuscito a coltivare le carote e io no. Ma non è colpa mia, si vede che il terreno qua dove sono io non è buono. Poi io gli parlo in milanese e lui mi risponde in siciliano, non si capisce più nulla! E’ uno dei primi che ha avuto l’orto qui e dispensa consigli a tutti 9.Consigli Il primo consiglio che vi posso dare è quello di vivere l’orto come un luogo dove staccare la spina dalla vita frenetica milanese, sopratutto voi che siete giovani. Poi quello di impegnarsi, sì è un passatempo però non è un gioco, le piante vanno seguite se non tutti i giorni quasi! Altri consigli non mi vengono in mente, dovrei prima vedere cosa state combinando di là. Dai uno di questi giorni un giro da voi lo faccio Vivono a Milano da 21 anni e gestiscono insieme la loro impresa di pulizie. Ci invitano dentro al loro orto per chiacchierare e, intanto che rispondono alle nostre domande, continuano nel loro lavoro, stanno sistemando il gazebo. Da 3 anni gestiscono uno degli orti di Via Chiodi. Non li frequentano tutti i giorni per mancanza di tempo 2. Il mio angolo di... Abbiamo deciso di prendere in affitto un orto perchè veniamo dal Sud, e lì coltivavamo già. Abbiamo saputo di questi orti perchè abitiamo qua vicino e passavamo di qui spesso. Fuori c’è il cartello con il numero di telefono , l’abbiamo preso e abbiamo chiamato.Non c’è una parte di orto di cui andiamo più fieri, siamo fieri del nostro lavoro.Coltiviamo un pò di tutto, tutto quello che amiamo consumare maggiormente dai pomodori alle zuchine o melanzane! Non c’è niente da fare se mangi le cose coltivate scopri tutto un altro sapore 3. Ipercasa Per noi l’orto è un passatempo, un luogo dove fuggiamo dopo il lavoro. Al Sud dopo il lavoro si va al mare, qua non si può quindi si va all’orto. Prendiamo un pò il sole, parliamo con i nostri vicini, alla domenica mangiamo qua, a volte si fa la grigliata. La griglia l’abbiamo costruita noi ma adesso dobbiamo cambiarla perchè dobbiamo averla uguale agli altri ortolani. Nel weekend arrivano i figli, nipoti, parenti e si mangia tutti insieme 4. Villaggio, comunità, condominio Il rapporto con il quartiere non c’è, però pensiamo siano contenti di avere dei vicini ortolani, molto meglio di avere altri grandi palazzoni. Tra noi ortolani invece c‘è un ottimo rapporto, ci si aiuta, si scambiano opinioni e consigli . Se non possiamo andare all’orto per parecchi giorni il nostro vicino se ne prende cura: toglie le erbacce e dà l’acqua alle piante 5. Orticolture Coltiviamo in base a quello che consumiamo di più perchè i consumatori alla fine siamo noi. Non ho le carote perchè non sono una verdura che consumiamo spesso! Invece abbiamo una quantità esagerata di melanzane e peperoni, una volta colti ne mangiamo un pò e un Nome: Giovanni, 60 anni e Concetta, 58 anni Stato: sposati Professione: impresa di pulizie Residenza: Milano pò li facciamo sottolio e li teniamo per l’inverno. Coltiviamo anche i fiori perchè nostro figlio è fiorista e ci ha dato qualche piantina 6. Costruzioni e autocostruzioni Le cose che vedete qui sono tutte costruite da noi. Il gazebo è un prefabbricato e l’abbiamo montato , ora dobbiamo cambiare la copertura perchè questi teli non vanno bene a Cristofani. Siamo un pò indisciplinati, ogni tanto infrangiamo involontariamente le regole! Per le costruzioni comunque noi tutti cerchiamo sempre di utilizzare le cose che magari in casa non servono più. Se fate un giro tra gli orti ve ne accorgerete. Parola d‘ordine riciclare! 7. La storia Siamo di Napoli. Siamo venuti a Milano a cercare lavoro. All’inizio prendevamo un pò quello che trovavamo, poi abbiamo trovato lavoro in un’impresa di pulizie nella quale lavoriamo tuttora. Sempre insieme, noi facciamo tutto insieme, pensate che ci siamo findanzati quando avevamo 16 anni. L’orto è un hobby, nessun pentimento, se si raccoglie bene, se non si raccoglie va bene uguale, nella vita bisogna prendere tutto col sorriso,no? 8. Narrazioni Purtroppo non veniamo qua tutti i giorni per mancanza di tempo e non sappiamo molto delle vicende degli ortolani. Ci si conosce, ma nulla di più. Ovviamente conosciamo meglio i nostri vicini, loro ci chiamano scherzosamente “ la coppia più bella del mondo” perchè facciamo sempre tutto insieme 9.Consigli Non abbiate invidia degli altri e non demoralizzatevi se non vedete subito i risultati, all’inizio è sempre così! Poi inizierete a capirci qualcosa e vedrete i risultati del vostro lavoro, bello ma faticoso. Poi sbagliate! Si impara sempre dagli errori: il primo anno che eravamo qui avevamo messo i peperoni piccanti vicino ai pomodori, ecco abbiamo scoperto che è una cosa da evitare Da 4 anni gestisce uno degli orti di Via Chiodi. Il suo orto è unito a quello retrostante, gestito dall’amica Luisa che lo ha da un annetto. Al centro dei due orti c’è un gazebo dove entrambe sono solite mangiare o cercare una tregua dal gran caldo. Ci spiega che gli orari in cui possiamo avere più fortuna nell‘incontrare gli ortolani sono al mattino dalle 8.30 fino a alle 10 oppure dopo le 17.30. Lei solitamente vieni qui un giorno sì e un giorno no 2. Il mio angolo di... Ho deciso di prendere in gestione un orto perchè sono una pensionata , l’orto mi tiene attiva, se non l’avessi finire per passare tutto il giorno a casa a guardare la tv. Poi qua è bellissimo, mi trovo benissimo. Ho zappato tutto io, e la soddisfazione maggiore è vedere il lavoro che rende,i frutti che crescono. Non c’è una parte di orto di cui vado più fiera , ogni pezzo di terreno è frutto di fatica , di lavoro perciò sono soddisfatta di tutto. Sicuramente spenderei meno a comprare le verdure al mercato perchè qua oltre all’affitto annuale devi contare attrezzi, letame, piantine e sementi ma non importa sono soldi spesi bene. Guadagno la salute mentale! 3. Ipercasa Per me l’orto è come una palestra, non sai quanta attività fisica facciamo! Oltre alla gran fatica però ci sono anche dei momenti di ozio e svago. Alla domenica veniamo quasi sempre qua e grigliamo , spesso vengono anche i miei figli con i loro bambini e passiamo la giornata tutti assieme 4. Villaggio, comunità, condominio Qua di vista ci si conosce un po’ tutti. Certo conosco meglio i miei vicini di orto, con loro mi scambio consigli su cosa e come coltivare. Quando vado in vacanza d‘estate so che c’è sempre qualcuno a cui chiedere di tenermi sotto controllo le verdure. E’ bello poter aiutare sopratutto i nuovi arrivati. Vedi quel signore laggiù? Ecco è arrivato l‘anno scorso, nn sapeva tenere in mano nemmeno una zappa, l’abbiamo aiutato noi vicini e adesso guarda che bell’orto che ha! Con quelli che abitano nei condomini qua di fronte invece non c’è rapporto, so che a volte qualcuno si lamenta per l’odore della griglia ma niente di più Nome: Linda , 65 anni Sesso: femmina Professione: pensionata Residenza: Milano 5. Orticolture Io di solito mi faccio uno schema iniziale, cosi decido cosa coltivare e sto attenta a non ripetere nella stessa zona i prodotti che ho coltivato l’anno prima. Guardate, qua ci sono i pomodori, lì c’è la fila delle insalate che giù a scalare! Di lì ho il basilico, poi coltivo cipolle, melanzane, zucchine! Lo scorso anno ho provato con i fagioli rampicanti ma non ho raccolto nemmeno un fagiolo! Qualcosa è andato storto! 6. Costruzioni e autocostruzioni Le cose che vedete qui sono tutte costruite da noi oppure comprate. Il gazebo è un prefabbricato poi è venuto qua mio marito a montarlo. Poi insomma è un pò tutto un fai da te, la stradina qua in legno l’ho fatta io! Si fa un po’ con i prodotti di scarto che magari a casa non usi più ma qui possono tornare utili! 7. La storia Io sono di Milano. Lavorare la terra mi ricorda un po’ la mia infanzia. Noi siamo sempre stati un popolo di contadini! Adesso i tempi sono cambiati ed è un peccato. Quando posso dico sempre ai miei figli di portare qua i miei nipoti, dovete vedere come si divertono e in più apprendono! Si imparano sempre un sacco di cose coltivando! 8. Narrazioni Se devo farvi il nome di un personaggio degli orti ti dico il Mario. Ha l’orto laggiù! “Lui sa” . E’ uno dei primi che ha avuto l’orto qui e dispensa consigli a tutti, lo conoscono davvero tutti! So che è nato l’amore tra due persone vedove negli orti in fondo alla mia fila! sempre Però io sono abbastanza riservata e non ho mai chiesto nulla! Non so dirvi altro! 9.Consigli Quando si prende un orto la prima cosa da fare è zappare! Di solito si inizia verso marzo a preparare il terreno! Il primo anno che è stato faticosissimo. Gli anni seguenti è stato molto più semplice perchè il terreno era meno duro! Bisogna saper già prima di piantare quanto cresce una pianta per evitare il problema dell’ombra! Poi di errori se ne fanno e si impara dall’esperienza Testimoni privilegiati La vicedirettrice della scuola elementare e media di Via Riccardo Balsamo Crivelli parla in modo positivo della realtà degli orti raccontandoci l’esperienza della scuola che, in collaborazione con l’associazione “Il Giardinone”, ha adibito una parte del giardino di appartenenza a orto. Questo piccolo appezzamento di terreno è gestito dalle classi quarte e quinte e dai bambini problematici affiancati da insegnanti di sostegno. E’ un progetto educativo, oltre che impegnativo e divertente, perchè ai bambini piace vivere a stretto contatto con la natura, sporcarsi le mani ed è sempre stimolante veder crescere piante. Non hanno rapporti nè progetti con gli orti di Via Chiodi Incontriamo il vigile mentre pedala con il collega da Via Chiodi per raggiungere la caserma di polizia municipale. Afferma di non sapere con esattezza a chi appartengano gli orti, crede a pensionati al di sopra dei 60 - 65 anni, persone semplici e pacate. Non ricorda particolari contrasti o proteste da parte degli abitanti del quartiere, eccetto qualche reclamo per l’accensione del barbecue negli orti e la conseguente propagazione di fumo proprio verso le residenze che si affacciano su questi. Conclude parlandoci del progetto in via di realizzazione di una nuova strada passante per Via Chiodi che collegherà direttamente il quartiere a San Giuliano. Tale via sarà destinata a cambiare il flusso del traffico a discapito degli ortolani che saranno colpiti da maggior smog Nome: Laura Raule Sesso: femmina Lavoro: insegnante e vicedirettrice scuola elementare Residenza: fuori quartiere Nome: Andrea Sesso: maschio Lavoro: vigile urbano Residenza: fuori quartiere 5.3 La proposta per un nuovo Masterplan Dopo questo breve percorso abbiamo progettato esercitato una certa sensibilità nei confronti degli attori del luogo e le interviste sono state il punto di partenza per la definizione di un nuovo Masterplan che riorganizzasse l’andamento dei flussi. Allo scopo di favorire l’interazione tra coloro che frequentano gli orti e coloro che vivono il quartiere, il progetto prevede la realizzazione di un nuovo grande accesso pedonale a ridosso del Parco Teramo. L’eliminazione della barriera metallica che separa il mondo degli orti da quello del Parco offre la possibilità di godere del paesaggio degli orti anche a ch i non ne possiede uno. Il nuovo accesso ha una posizione strategica: deriva dall’incontro delle strade direttrici di queste due realtà ed è destinato a diventare un passaggio verde, un luogo di scambio di sapere e d’interazione. Inoltre alcuni appezzamenti orticoli son o sta ti adibiti a installazioni temporanee con la speranza che gli orticoltori si spingano a frequentare nuovi spazi e stringano e potenzino le relazioni interpersonali con chi condivide la loro stessa passione. Diagrammi stato di fatto Diagrammi di progetto Legenda Le direttrici Viali secondari Viale principale Accessi Accesso principale Accesso secondario Organizzazione degli spazi Area prendi e lascia Area relax I nuovi orti +8-8=0 Orti occupati da nuove installazioni Nuovi orti da costruire Flussi Flussi principali Flussi secondari Flussi ortolani Flussi verso le installazioni 121 Sezioni Sezioni 6. Gli ortisti architetti 6.1 Presentazione “È il lunedì 2 maggio, e anche oggi mi ritrovo agli orti, sono qui, in quella che dovrebbe essere l’aula all’aperto e tengo in mano il modello dell’aula, sto aspettando che arrivi anche Marta ed Anna, che stanno prendendo le vanghe … si ho detto vanghe! Oggi si inizia a lavorare la terra, non sappiamo bene cosa ci attende e ne sono molto incuriosita! Lunedì scorso durante la consegna Camilla ha affermato che avremmo dovuto portare le vanghe per oggi e che avremmo conosciuto il Professor Ferrante, ma non ha spiegato cosa e quanto, avremmo dovuto vangare. Per oggi c’era anche la consegna del modello dell’aula all’aperto! Noi abbiamo fatto un ottimo lavoro, c’è anche l’erbetta e le tavole appese, è davvero fantastico!” … Ecco cos avrei scritto qualche ora fa ora invece, con le mani e i piedi doloranti, su di un autobus diretto a casa l’unica cosa che vi posso dire è: “Voglio farmi una doccia!!”. Sono sporca di terra e ho le mani doloranti, e non è descrivibile la stanchezza che ho addosso. Avete visto cosa ci hanno fatto vangare?? Era un pezzo di cemento di circa 150 mq. Il lotto si presentava come un arido paesaggio: sottofondo di terra mai battuta, reti da candire sgualcite a delimitare i confini, un cassone per gli attrezzi i n alluminio, ghiaia concentrata in un o spazi o rettangolare, un albero malconcio, un barile di plastica verde contenente acqua utile per innaffiare le piante. Quando ci hanno fatto vedere, il lotto ero anche felice di mettermi a fare qualcosa di utile e pratico, ma poi, quando abbiamo iniziato a vangare capii perche avevo scelto di fare architettura e non l’ortolana! L’immagine di noi che vangavamo e zappavamo il terreno non è delle migliori, sembravamo un gruppo di carcerati messi hai lavori forzati … beh effettivamente erano lavori forzati e non di certo volontari, ma in realtà posso dire che è stato bello. Continuavo a trovare lombrichi e salvarli dalle zappe e dalle vanghe, mentre li salvavo tutti scappavano impauriti da degli esserini cosi innocenti e utili per il nostro futuro orto. Abbiamo trovato oggetti impensabili sotto la terra, ogni zappata era una scoperta, inizialmente si trovavano solo sassi, ma poi saltarono fuori: etichette, lattine, pezzi di vetro scatole, pezzi del barbecue, mattoni e cocci di tegole … ecc. c’era davvero di tutto li sotto, ma potete immaginare la fatica che abbiamo fatto. La terra era davvero dura e l’assenza degli uomini, rimasti a montare l’aula, si faceva sentire, meno male che non faceva ancora caldissimo. Ora vi devo lasciare, sono arrivata a casa, prometto di aggiornarvi lunedì prossimo, subito dopo la seconda zappatura … è si, c’è ne tocca un’altra!! … Hei! Ho un sacco di news!!! Oggi nell’orto abbiamo trovato una pietra gigantesca nel terreno, mentre zappavano un mio collega, ha erroneamente tirato una zappata al masso che al momento sembrava più un sassolino, quindi con la collaborazione della docenza e incuriositi abbiamo provato a tirarlo fuori da li, ma zappandogli attorno, lentamente ci resi conto che le dimensioni erano leggermente al di fuori della nostra portata, quindi abbandonammo l’idea di spostarlo. Dopo questa esperienza con il masso ci è stato spiegato come sarebbe avvenuta la continuazione della progettazione per il layout dell’orto. Il progetto complessivo è stato smembrato in piccole parti, le quali sono state successivamente assegnate ai gruppi di progettazione. A noi è stata assegnata la progettazione realizzazione di un gazebo dove poter sostare all’ombra e le recinzioni per impedire l’ingresso di animali selvatici e persone non addette. Iniziammo subito a progettare e osservando la forte presenza del masso all’interno del lotto, le ombre create dall’albero esistente, la quantità di luce diurna e i disturbi creati dalla presenza di animali selvatici; si è pensato di dare come definizione del layout, la volontà di conservare ed esaltare l’esistente. Ora, con l’assistenza del professore Ferrante, stiamo analizzando le diverse fasi di lavorazione del terreno (vangatura, concimazione e semina). La prima cosa da fare, dopo il rimescolamento del terreno e la concimazione di esso, è suddividere il terreno in lotti, i quali ora sono interessati dalla scelta della successiva piantumazione delle specie arboree. Stiamo ragionando sulla disposizione delle colture tenendo conto della quantità di luce diurna che investiva il lotto e posizionando le piante ad altezze maggior i (pomodori , cetrioli) a nord, in modo che non ombreggino quelle a minor altezza; dobbiamo poi prestare attenzione a mantenere distanti colture tra loro incompatibili quali , a d esempio , pomodori e melanzane, ravanelli e cetrioli. In oltre abbiamo creato una piccola nursery, che ha dubbie possibilità di sopravvivere, ma noi ci proviamo lo stesso! … Ci sentiamo per i prossimi aggiornamenti, ora mi tocca ri mettere le mani nel terreno e salvare queste povere piantine di lattuga!! … Dopo questa splendida esperienza abbiamo pensato che l’unico modo per sviluppare un ottimo layout, era far si che tutti i piccoli progetti collaborassero l’uno con l’altro, perciò per oggi niente orti!! Ecco a voi il risultato di una giornata di progettazione in aula. I gruppi di lavoro sono 6: 1. Il gruppo che studia le ombre dell’orto, definendo cosi il posizionamento delle culture e dei percorsi. 2. Il gruppo Zen, il quale ha l’arduo compito di progettare un giardino attorno al masso e sotto l’albero. 3. Il gruppo dei cassoni, che progetta il giardino nella zona più ombreggiata. 4. Il gruppo giardino che conclude il lavoro di lottizzazione dell’orto. 5. Il gruppo che progetta il giardino sul retro. 6. Ed infine il mio gruppo, la progettazione delle recinzioni e del gazebo. Mantenendo questo ordine lentamente creiamo un layout che si caratterizza per di versi aspetti. Dall’evoluzione della forma dell’ombra nasce il percorso del passaggio, il quale divide in 2 l’area dell’orto. Per il lato sinistro l’idea è quella di realizzare cassoni lignei di diverse altezze, volti a contenere essenze floreali eterogenee. Essi sono posti in strisce orizzontali sul lato destro dell’orto ed alcuni di questi , in prossimità della pietra rinvenuta durante la vangatura del terreno, sono stati volutamente tagliati: il quadrato originale si è evoluto in forme triangolari e trapezoidali al fine di accentuare la presenza del masso e di delineare il passaggio. Per quanto riguarda il masso e l’area sotto l’albero si è pensato ad una giardino zen, invece per l’area dietro il gazebo è stato proposto un giardino floreale. L’area di destra è quindi diventata l’area dell’orto effettivo, il quale è stato attentamente suddivisa in lotti irregolari, ma ben studiati per un illuminamento massimo. Per quanto riguarda il gazebo si è pensato di addossare le travi di legno che costituiscono la struttura al cassone degli attrezzi, in modo da crear e una certa continuità visiva e di sfruttare la ghiaia sottostante come pavimentazione. Per le recinzioni sono state adottate le arelle, ovvero sottili cannette di bambù rilegate tra loro a formare stuoie, in grado di filtrare la luce e permetter e un a protezione che non sacrifichi spazio e luce. 6.2 Progetto dell’orto Concept Pianta stato di fatto Studio delle ombre Pianta quotata Pianta planivolumetrica Sezioni Nodi dettaglio Materiali 3D 3D 7. Il diario dell’esperienza da ortista 7.1 Un pomeriggio da ORTICOLTORI 30maggio 2011. Dopo circa un mese di lezioni all’aperto, ci troviamo in aula per fare il punto della situazione. Niente più reti, recinzioni e siepi ma spesse mura di cemento. Niente più problemi di insolazione, sete, insetti. La mattinata passa regolarmente a suon di revisione: ogni gruppo espone il proprio lavoro, dalle recinzioni, il gazebo alle sedute. La copertura è fatta! Alle 16 ci ritroviamo agli orti. L’appuntamento è con Ferrante ma il lavoro che ci aspetta è ancora un’incognita: alcuni pensano ci sia una lezione teorica, altri credono di piantare i fiori nel giardinorto. Ma quali fiori?Nessuno li ha portati!Siamo alle solite. In attesa dell’arrivo di Ferrante decido di fare un giro per verificare se ci siano o meno gli ortolani che il mio gruppo deve intervistare..non vedo ancora nessuno. C’era da aspettarselo, il sole è ancora troppo caldo per i pensionati e le lancette sono troppo indietro per i lavoratori che finiscono il turno. Mi dirigo verso l’aula con aria insoddisfatta quando vedo un “pandino” bianco che varca il cancello d’ingresso. E’ Ferrante. Che carino, il pandino! Subito dopo di lui entra una signora e, incredibilmente, entra in uno degli orti a noi assegnati..è il momento di agire, non posso lasciarmi scappare questa occasione..le zappe, per una volta, aspetteranno. Ci racconta i problemi, le gioie e le fatiche, la motivazione fisica che l‘ha portata a chiedere di avere in gestione un orto. “E’ una palestra di esercizio fisico”dice, e noi annuiamo. “Lo sappiamo bene signora!”, penso nella mia mente. Anche se sembra passata un‘eternità, ricordo bene i primi tempi, quando il sole cocente batteva sulla testa e sul coppino, le mani erano un tutt’uno col terreno, la polvere si alzava, l’umidità era al 100%, la sete irrefrenabile, i piedi indolenziti a furia di sbattere contro la zappa..tutta colpa di quel terreno malandato, pieno di immondizia e duro come il marmo che nemmeno un aratro sarebbe riuscito a smuovere!Oh che fatica! Certo, tutto sarebbe stato più facile se la forza lavoro invece che decrescere ogni minuto di più non appena all’orizzonte spuntava un attrezzo da maneggiare si fosse rimboccata le maniche. Per non parlare del fatto che la maggior delle persone impegnate a faticare erano donne! La signora, da sola, ha vangato il terreno, disposto il letame e preparato per la semina e il suo orto fa invidia a chiunque. Noi, in 50 e con l’aiuto e l’assistenza di un esperto, non siamo ancora riusciti a compiacerci nel veder crescere le nostre piantine! Arriveremo mai a provare quel senso di gratificazione e di gioia di cui tutti parlano? Ma chi ce l’ha fatto fare? Con tutti i corsi che ci sono al Politecnico proprio quì dovevamo capitare?!? Per il prossimo anno, prima di proporre un laboratorio di questo tipo, bisogna assicurarsi un’attiva partecipazione da parte del corpo maschile, anche se, dopo l’esperienza di quest’anno c’è proprio da dirlo..Gli uomini di una volta non esistono più! Mi facevo di quelle ghignate nel vedere certe scene e tra me e me pensavo: Possibile avere così tanta difficoltà e scoordinazione nel maneggiare una zappa o non riuscire a distinguere il basilico dal rosmarino...??? Conclusa l’intervista io e il mio gruppo raggiungiamo il resto della squadra al laboratorto. C’è ancora lavoro. Piantiamo gli ultimi ortaggi (stavolta tocca ai cetrioli), innaffiamo il nuovo e l’esistente, lottiamo all’ultimo sangue con le erbacce che hanno assalito il nostro raccolto..povere loro,nessuno può sfuggire ai nostri rastrelli! Intanto ci hanno raggiunto anche i “marmocchi”, come li chiama Consalez, presi a giocare con lo spruzzino. L’intento è quello di innaffiare il loro orto, il risultato è simile ad un’alluvione.. quanta acqua, le piante galleggiano da sole!E si che le previsioni per i prossimi giorni danno cattivo tempo. Quanto vorrei che per sbaglio quella canna partisse inavvertitamente verso di me..non succede. Non resisto. Prendo l’iniziativa. Mi avvicino, afferro la canna e chiedo alla compagna vicino a me se ha voglia di rinfrescarsi. La risposta non può che essere affermativa. Inclino lo spruzzino verso l’alto. L’acqua ci cade addosso, leggera, morbida, fresca come non mai e sorridiamo. E’ una sensazione unica, potrei fare la pubblicità della “Chilly” in questo momento. Chiamo anche le altre e le invito ad avvicinarsi. Lo ripropongo. Sembra di stare sotto gli spruzzini di Gardalnd, è aria di festa. Bisogna trasformare il momento noioso dell’irrigazione in divertimento. I timidi scappano per paura di essere bagnati, gli spavaldi si avvicinano. Il tutto dura per poco, le lancette corrono e le sagome dei compagni si allontanano sempre di più. Abbiamo finito, almeno per oggi, è ora di tornare a casa. Il prossimo appuntamento è fissato per lunedi 6 giugno: stessa storia, stesso posto, stessa ora. 7.2 Conclusione Chiudo con un altro diario, un racconto molto simile al primo diario, ma che ha cambiato il suo aspetto e il suo modo di vedere le cose. Durante questo percorso ho imparato che la progettazione architettonica non è solo un difficile il disegno di uno splendido edificio, ma progettare significa: scoprire, vedere provare e risolvere. 8. Le fonti 8.1 Bibliografia ITALIA NOSTRA, Orti urbani, una risorsa, a cura di Giulio Crespi, Franco Angeli Editore, Milano, 1982 ALDO MOLINENGO, Orto di casa : antico segno alpino della famiglia contadina tra ortaggi, piante aromatiche ed ornamentali, Priuli & Verlucca Editore, Ivrea, 2000 ROIATTI FRANCESCA, Rivoluzione della lattuga, Egea editore, 2011 LAURA J. LAWSON., City bountiful : a century of community gardening in America, Berkeley, university of California press, 2005. Gilles Clément, Manifesto del Terzo paesaggio ; a cura di Filippo De Pieri. Macerata : Quodlibet, 2005 Gilles Clement, Nove giardini planetari ; a cura di Alessandro Rocca. - Milano : 22 Publishing, 2007 Italo Calvino, Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città. Milano: A. Mondadori, 1994 8.2 Sitografia - www.facebook.com - http://www.expo2015.org/ - http://ortodiffuso.noblogs.org/ - http://rape.noblogs.org/ - www.nocetum.it - www.movimentomilanocivica.it - http://costruirenaturale.blogspot.com - www. terranauta.it - www. urban - reuse.eu - www. parconord.milano.it - www. processedworld.com - www. atcasa.corriere.it - www.slowfood.it Ringrazio l’Architetto proffessor Lorenzo Consalez, relatore di questa tesi, ed Aberto Graglia, correlatore, per avermi seguito in quest’ultimo percorso. Ringrazio il Laboratorio LPE, le mie compagne Anna e Marta, l’ufficio Multi Chance Poli Team e i compagni di corso per il sostegno datomi. Un sentito ringraziamento la mia famiglia, che, con il loro incrollabile sostegno morale ed economico, mi ha permesso di raggiungere questo traguardo. in ultimo ma, non meno importante, un grazie agli amici e in particolar modo a Luca, per esserci stati sempre.